Il Salone del libro di Torino da record: giovane, libero, femminista

La prima edizione guidata da Annalena Benini

Felicia Kingsley con David Nicholls al salone del libro di Torino
Felicia Kingsley con David Nicholls al salone del libro di Torino
di Massimo Novelli
Lunedì 13 Maggio 2024, 07:37 - Ultimo agg. 14 Maggio, 18:04
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«Il Salone di Torino è un po' il Sanremo del libro». Arriva da Gianni Morandi, uno che di festival se ne intende, il complimento più azzeccato per questa trentaseiesima edizione della kermesse, dedicata alla «Vita immaginaria». La gran saga cultural-popolare chiude i battenti oggi. Lo farà con numeri che si annunciano da primato, vista la folla in maggioranza di ragazze e ragazzi che ha preso d'assalto l’ex fabbrica del Lingotto, in particolare sabato e domenica, e alla luce della soddisfazione delle autrici e degli autori, delle case editrici (da Adelphi a Sellerio si parla già di vendite da record).

È la vittoria di Annalena Benini, 48 anni, ferrarese, subentrata a Nicola Lagioia, artefice di molte edizioni di successo, alla guida della manifestazione.

Nominata con il beneplacito del governo di centrodestra, la giornalista e scrittrice ha smentito chi era scettico sulla sua effettiva libertà di manovra. Con il suo staff ha varato un Salone internazionale del libro rivolto ai giovani, pluralista e «femminista», e «più grande di sempre, come aveva annunciato. Soprattutto lo ha fatto volare all'insegna della difesa della libertà di espressione, in settimane in cui la parola censura è di moda. A testimoniarlo ci sono gli ospiti, alcuni dei quali «scomodi»: da Salman Rushdie a Roberto Saviano, da Luciano Canfora a Zerocalcare, dal cinese Yu Hua a Elizabeth Strout, James Ellroy, Eshkol Nevo, Thomas Piketty. Fino a Roberto Salis, il padre di Ilaria Salis, alla conduttrice Rai Serena Bortone e alla fresca icona della sinistra, lo scrittore Antonio Scurati.

A Librolandia, dunque, si parla liberamente. Libertà di espressione e pluralismo hanno prevalso su tutto. La fiera ha così assorbito la manifestazione studentesca per la Palestina e qualche manganellata da parte della polizia. Ha sopportato le comparsate dei politici, da Matteo Salvini a Elly Schlein, e gli attacchi di Vittorio Sgarbi (escluso perché candidato alle elezioni europee). Da un sala del Lingotto, poi, Rushdie ha invitato Giorgia Meloni a «crescere»: nessuno si è offeso, e tantomeno ha minacciato querele. E, sempre qui, Erri de Luca ha ricordato i morti sul lavoro, che «non sono incidenti. Sono morti ammazzati». Quindi ha messo nel mirino, ovviamente metaforico, la ministra Roccella: «Quello di Roccella che confonde censura e contestazione è un problema di alfabetizzazione. Da napoletano le farei una pernacchia».

L’altro fatto rimarchevole è che al festival del libro, per dirla con Morandi, hanno retto benissimo i libri. Tutto ciò accade quando, secondo le rilevazioni dell'Associazione italiana degli editori, in questo Paese si venderebbero sempre meno, almeno nei primi mesi di quest'anno. Ma al Salone no, al Salone si acquistano. Forse non ha spopolato l'opera completa delle opere di Marx & Engels, in 50 volumi, però il cosiddetto romance ha conquistato i giovanissimi, in coda per il firmacopie della regina del genere, l’italianissima Felicia Kingsley, alla quale i fan e le fan hanno portano persino dei regali, compresi i dolci fatti in casa.

Se i giovanissimi assumono il volto del nuovissimo e fortissimo lettore, i giovani in generale sono i veri protagonisti di Librolandia. Con un paio d’ore di anticipo aspettano Joël Dicker; fanno la fila, e si siedono per terra, per ascoltare Alessandro Barbero, Saviano, Corrado Augias e Linus di Radio Deejay (nonostante le urla di «Tutto esaurito» del servizio d'ordine). Non mancano i ragazzi e le ragazze che si emozionano grazie a Maurizio de Giovanni e al suo reading musicale tratto da Pioggia. Per i Bastardi di Pizzofalcone). E si accampano e applaudono la scrittrice Valeria Fonte, che ha annullato la presentazione del suo libro Vittime mai per essere vicina ai manifestanti di sabato contro le stragi israeliane in Palestina. Si tiene un’assemblea, alcuni editori chiudono gli stand in segno di solidarietà.

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Il solito Salone della gauche, si dirà. Non è così. Perché se è vero che mezza sala si svuota quando Angelo Pezzana, uno dei fondatori del Salone, se la prende con l’Anpi (l'associazione degli ex partigiani) e il 25 aprile per le intemperanze contro la Brigata Ebraica, è altrettanto innegabile il contrario. Ovvero che si affolla l’incontro che la raffinata casa editrice Settecolori, una piccola Adelphi diretta da Manuel Grillo e Stenio Solinas, ha messo in opera per presentare Speranza abbandonata di Nadežda Mandel’štam: una donna che del comunismo fu vittima.

Ciò che questo Salone del libro, e Annalena Benini, in sostanza, sono riusciti a fare, è quanto latita nel resto del Paese, a livello mediatico e non mediatico: un civile confronto di idee, anche di antagonismi.

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