Napoli, quei circoli nel Medioevo

di Vittorio Del Tufo
Mercoledì 15 Maggio 2024, 23:30 - Ultimo agg. 16 Maggio, 06:00
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Per favore, uscite dal vostro piccolo mondo antico: perché somiglia molto al Medioevo.Il nostro rispettosissimo ma accorato appello è rivolto agli unici due circoli nautici napoletani - tra i più antichi, nobili e prestigiosi - che in ossequio ad antiche, inossidabili tradizioni annoverano tra i signori soci solo i signori uomini, con olimpico spregio del buonsenso prima ancora che della parità di genere. È dei giorni scorsi la notizia che il Garrick, storico club per soli uomini di Londra, tra gli ultimi baluardi della tradizione, ha deciso di ammettere, dopo quasi 200 anni, anche le donne come socie (finora potevano accedere soltanto come ospiti). A Napoli, nei gloriosi Circoli Italia e Savoia, la tradizione del «solo soci maschi» invece resiste, anche se i rispettivi statuti non prevedono preclusioni nei confronti dell’altra metà del cielo.

Di fatto, le donne risultano associate solo per meriti sportivi. Le «non sportive», ovviamente, sono benvenute ospiti. Ospiti dei signori maschi, brillano di luce riflessa. Nell’anno del Signore 2024 vigono ancora tradizioni arcaiche, vagamente patriarcali, retaggio di eredità lontane, un po’ d’oltremanica un po’ d’oltretomba, che emanano odore di muffa lontano un miglio.

Consuetudini e tradizioni sono totem di un passato immobile, mentre il mondo corre alla velocità della luce (e nel suo piccolo, pure Napoli). Altrove, le cose sono cambiate. In meglio: perché adeguarsi ai tempi, scrollarsi di dosso la polvere del passato, non è una vergogna, enemmeno un tradimento nei confronti dei soci (e dei padri) fondatori. Non è neanche un gesto di coraggio, ma di civiltà.

Dal Circolo Nautico Posillipo al Circolo Canottieri Napoli, passando per il Tennis Club, le donne - che fino a pochi anni fa potevano partecipare alla vita sociale, formalmente, solo in quanto mogli o figlie di iscritti - sono oggi pienamente presenti nella vita dei sodalizi portandovi innovazioni, idee, esperienze e contribuendo alle iniziative necessarie per la crescita sociale e sportiva. Per superare la disparità, è stato necessario, in alcuni casi,modificare lo statuto, come ha fatto a Roma anche lo storico Circolo Aniene. Oggi, al Tennis Club, le donne sono 200 su 950, al Posillipo 123 su 838. In molti casi le socie ricoprono ruoli di rilievo nella governance dei rispettivi sodalizi.

Sono cose talmente ovvie che è quasi imbarazzante doverle sottolineare. Poi ci sono le roccaforti. Quelli che «per una questione di antica galanteria, siamo felicissimi di averle sempre come nostre ospiti, e non come socie» (Circolo Italia). Quelli che «qui non si gioca a carte o a burraco, e questo può risultare non invogliante per le signore» (Circolo Savoia). Una forma di veto subdolo, non scritto.

Nel senso che non c’è alcuna limitazione formale o statutaria, ma le donne, di fatto, restano escluse dalla vita sociale. Non è solo la galanteria ad essere antica,ma anche il modo di stare al mondo. C’è qualcosa che non va. Diceva Glaucho Marx che non avrebbe mai voluto far parte di un club «che accettasse tra i suoi soci uno come me». Noi, più modestamente, ci permettiamo di ricordare a tutti che Napoli merita più di queste sacche di conservatorismo, di passatismo, di immobilismo. Napoli non ha bisogno di avanzare verso la modernità: è una città già pienamente immersa nella modernità. Seduta su un immenso giacimento d’arte e cultura, fa i conti ogni giorno con la propria storia e con le proprie tradizioni, ma guarda avanti. Con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro. In alcune zone sembra prevalere decisamente il piede nel passato, anzi entrambi i piedi.

Non vogliamo rassegnarci all’idea che i circoli cittadini debbano essere (o restare) sepolcri imbiancati. I circoli non hanno come mission solo la diffusione dello sport sul territorio; sono anche scuole di socialità e di vita, sottraggono tanti ragazzi alla strada e ai richiami della criminalità. Continuano ad aprirsi alla scuole, alla città, alla vita. Sono patrimonio ditutti,non devono restare congelati inun tempo immobile. In una famosa poesia, Rainer Maria Rilke scriveva che «bisogna, alle cose, lasciare la propria quieta, indisturbata evoluzione». Nel caso dei (per fortuna pochi) club refrattari ad annoverare le donne tra i propri soci quel tempo per «evolversi» è scaduto. Signori soci, egregi dirigenti, volete vivere nell’oggi o nel passato remoto? Per favore, uscite dal vostro piccolo Medioevo. 

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