La frammentazione decisionale europea e italiana da superare

un'Europa incapace di dotarsi di una governance a maggioranza qualificata in grado di fare seguire alle scelte strategiche decisioni operative conseguenti

Roberto Napoletano
Roberto Napoletano
di Roberto Napoletano
Sabato 18 Maggio 2024, 07:33 - Ultimo agg. 29 Maggio, 12:48
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Vesna Pusic è stata ministro degli esteri e vice primo ministro della Croazia, oggi insegna Sociologia e Teoria Politica all'Università di Zagabria. Nella prima delle due giornate della terza edizione di "Verso Sud" a Sorrento che ha messo a confronto voci della politica e dell'economia di Africa, Medio Oriente e Balcani, ha avuto il merito di ricordare a tutti che sono in atto 57 conflitti nell'area del Mediterraneo allargato e di come tutti i grandi progetti europei, non solo energetici, che provano a riunire le due sponde del Mare Nostrum, mettono a nudo la difficoltà strutturale di avviarli e portarli a termine ogni volta che la convergenza di interessi tra due o tre Paesi esige che si allarghi ad altri.

Questo bagno di realismo, che non ha impedito di conseguire successi di tappa ma non permette di vincere il giro, mette a nudo le responsabilità politiche della frammentazione decisionale di un'Europa incapace di dotarsi di una governance a maggioranza qualificata in grado di fare seguire alle scelte strategiche decisioni operative conseguenti. Per la verità, a nostro avviso, si naviga a vista anche sulle scelte strategiche: la tutela dell'interesse italiano dentro queste scelte strategiche impone un cambio di passo. La rivoluzione, soprattutto in termini di intuizione politica e di metodo che il governo Meloni ha compiuto con il Piano Mattei, si eleva positivamente sullo stagno decisionale che è tornato a prevalere dopo lo scatto degli eurobond post pandemici.

Merita di diventare un progetto europeo a tutto tondo a guida italiana che fa sua la cultura non predatoria e solidale e può farci uscire dalle sabbie mobili delle dominazioni anglo-francesi e russo-cinesi.

Questo giornale sostiene il cambio di paradigma che fa del Mezzogiorno italiano non più periferia, ma centro del nuovo mondo, che è quello dell'asse globale Sud-Nord subentrato all'asse Est-Ovest, messo fuori gioco dai carri armati di Putin in Ucraina. Questo nuovo mondo ha rimesso al centro il Mediterraneo ed è percorso da grandi e piccoli conflitti, vecchi e nuovi colonialismi.

Proprio questo contesto di persistente tensione geopolitica carica di attenzioni e di responsabilità il Sud italiano che è sicuro, regolamentato, parte integrante di un Paese del G 7 e finalmente secondo motore dell'Italia con tassi di crescita negli ultimi quattro anni di export e di prodotto interno lordo, ancorché sbilanciati al suo interno, rilevanti perfino in termini assoluti.

L'opportunità che storia e geografia offrono al nostro Sud, alla politica, al suo mondo produttivo, ai nostri giovani e alle nostre università, non può essere sprecata per nessuna ragione al mondo. Sarebbe un vero delitto. Paradossalmente c'è una sola vera possibilità perché ciò avvenga ed è quella di mantenere l'Italia in un ambito di frammentazione decisionale paralizzante che è più o meno la stessa che già tanti danni arreca all'Europa. Le due frammentazioni decisionali cumulate riuscirebbero a prendersi beffa anche di storia e geografia che lavorano in nostro favore.

Per questo ci ha molto colpito il fatto che il ministro Fitto, aprendo i lavori di questa due giorni dedicata alla strategia europea per una nuova stagione geopolitica, economica e socio-culturale del Mediterraneo, abbia voluto sottolineare che l'Italia è stato il primo Paese europeo a fare la riforma della coesione concordando con la Commissione aree di intervento sistemico di medio-lungo termine e modalità operative che permettano di agire nei tempi necessari per ridurre quei divari strutturali che tolgono slancio al dinamismo produttivo meridionale e pongono le condizioni per attrarre sempre più capitali produttivi internazionali.

Agire insieme, come sistema Paese, concertando prima con Regioni, territori e Europa obiettivi strategici, e dotarsi di una governance con poteri effettivi è il salto di qualità che l'Italia deve compiere. Esattamente quello che deve fare anche l'Europa se non vuole essere schiacciata del tutto da Stati Uniti e Cina. Qualcosa che non avverrà mai se non emergerà una precisa spinta politica in questo senso dai capi di Stato e di governo dei grandi Paesi europei, ma anche di molti di quelli meno pesanti in termini di prodotto interno lordo. Perché un meccanismo di nuova governance così rivoluzionario ha bisogno di essere avvertito da comunità sempre più larghe e vive di una contagiosità positiva che discende dai risultati che tutti possono vedere e toccare.

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