Gori, il bomber dagli occhi azzurri che ha scelto l'Avellino per tornare in B

L'attaccante fiorentino è legato al Sud e alle piazze appassionate

Gori
Gori
di Titti Festa
Venerdì 17 Maggio 2024, 09:18
4 Minuti di Lettura

Più che un calciatore sembra un principe azzurro: sarà per i suoi capelli biondi e gli occhi color cielo, lo stile raffinato, l'aspetto gentile ed i modi di altri tempi.
In campo però a Gabriele Gori il carattere non è mai mancato, come la "cazzimma", unita alla determinazione di dimostrare a tutti che lui non si sente e non è secondo a nessuno. La sua famiglia gli ha trasmesso valori importanti come l'educazione ed il rispetto di tutti, ma gli ha anche insegnato a non arrendersi, a conquistarsi quello che desidera.

Fiorentino doc, classe '99, sempre con la testa nel pallone, sostenuto dal papà e dal nonno che hanno sempre creduto in lui, sin da quando era bambino e cominciò a farsi strada nel settore giovanile dei viola. A 19 anni l'esordio in B con il Foggia: perché il suo destino è legato a filo doppio con il Sud e con le piazze appassionate, quasi a volere dimostrare che nonostante l'apparenza raffinata, il temperamento per giocare in stadi bollenti non gli è mai mancato.
La B la conosce eccome: 95 presenze, 14 reti prima con il Foggia appunto, poi Livorno, la parentesi ad Arezzo in Lega Pro, di nuovo tra i cadetti con il Vicenza, Cosenza fino alla esplosione con la Reggina. Ma la strada è stata tortuosa: prima una miocardite da Covid, quando era a Cosenza, poi la Reggina che scompare e lui che resta senza squadra dopo un ottimo campionato.

Avellino ha rappresentato un nuovo inizio, un passaggio per tornare in quella categoria che ama, che sente più sua, nella quale ha saputo esprimersi e farsi notare. Proprio come è successo al Partenio Lombardi. E' arrivato a fine agosto, ci ha messo un po' di tempo per trovare condizione, partenza in sordina, vista la "ricchezza" in attacco, poi i due gol con il Potenza ed una costanza di rendimento, con un crescendo tra ottobre e novembre, anche se ha sempre dovuto sgomitare per il posto da titolare. 2023 minuti in totale, 12 gol tra coppa e campionato che hanno rappresentato il suo record personale in carriera, ed una rivalità a volte con Patierno, altre con Sgarbi, che lo ha fatto a tratti arrabbiare, caricato o sfiduciato, a seconda delle circostanze.
Non ha mai perso però la sicurezza, l'autostima, la convinzione di essere un vero bomber.

«Spero di essere sempre titolare, lascio sempre il segno quando gioco e voglio continuare a farlo. I playoff di Serie C non li ho mai giocati, ho giocato quello per la Serie A perdendo con un gol al 90'. I nostri tifosi devono aiutarci, siamo una cosa sola, insieme dobbiamo far spaventare i nostri avversari».

Il litigio con Patierno

Così parlò prima della sfida con il Picerno durante la quale litigò con Patierno per un rigore da battere, facendo il muso che poi scomparve dopo il gol, anche se il compagno lo rimproverò in sala stampa ed anche in privato.
Un rapporto, quello con il numero 9, leale anche se i due sono diversi caratterialmente, Gori è più chiuso e schivo, Patierno più aperto e giocherellone e alimentato da una sana competizione.
Perché Gabriele è fatto così: solitario anche se capace di stare bene in compagnia, in particolare con Sgarbi, di capire quando è il momento di parlare o di stare zitto, metodico e attento a rispettare le regole di un professionista: mangiare sano, dormire bene e massima concentrazione.

Non gli pesa essere il genero di un mito come Beppe Bergomi: la sua metà Sara è come lui, bella ed elegante. No silicone, no trucco eccessivo: perché è la semplicità a fare la differenza.
Con la bandiera dell'Inter parla si confronta, chiedendo consigli e suggerimenti.

In testa ora ha solo il ritorno in serie B, se con un suo gol ancora meglio perché Gori è convinto di non essere secondo a nessuno, ma per dimostrarlo serve una firma che resti per sempre nella storia dell'Avellino.

© RIPRODUZIONE RISERVATA