Avellino, processo Aste ok: ricorso contro il sequestro di 600mila euro

Dopo il sequestro bis della Dda dggi i legali di Armando Aprile depositano l'istanza al riesame

Il tribunale di Avellino
Il tribunale di Avellino
di Alessandra Montalbetti
Mercoledì 15 Maggio 2024, 00:05 - Ultimo agg. 08:55
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Beni sequestrati ai Tre Tre per la seconda volta: i legali sono già a lavoro per depositare le istanze di Riesame contro il sequestro bis firmato dalla Dda di Napoli l’8 maggio scorso. Domani verrà depositato dall’avvocato Alberico Villani, difensore di Armando Pompeo Aprile, mentre gli altri avvocati – tra i quali Roberto Saccomanno e Alfonso Furgiuele difensori di Livia Forte - stanno valutando se depositarlo. I difensori hanno tempo fino al 18 maggio per decidere se impugnare il provvedimento emesso dalla procura distrettuale Antimafia di Napoli e notificato dai militari del Nucleo di polizia economica finanziaria delle Fiamme Gialle di Napoli.

Sequestro bis emesso dopo l’ordinanza del 27 aprile scorso firmata dal tribunale di Avellino, presieduto dal giudice Roberto Melone con la quale sono stati mandati gli atti al pm della Dda per la formulazione di un nuovo capo d’imputazione nei confronti di Nicola Galdieri, Armando Pompeo Aprile, Livia Forte, Damiano Genovese, Carlo Dello Russo, Beniamino Pagano, Gianluca Formisano e Antonio Barone.

Ordinanza che ha avuto due effetti immediati: uno sulle misure cautelari personali con la consequenziale scarcerazione di ben sei su otto imputati (ed eccezion fatta di Nicola Galdieri e Carlo Dello Russo perché ristretti per altra causa e condannati in primo grado in quanto presunti componenti del Nuovo Clan Partenio) e la perdita di efficacia del provvedimento di sequestro dei beni emesso nel 2019 dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli.

Si tratta di un sequestro di beni milionario emesso dal gip del tribunale di Napoli su richiesta dei pubblici ministeri Henry John Woodcock e Simona Rossi della Direzione Distrettuale antimafia di Napoli.

Sotto sequestro sono finiti nuovamente ben 70 immobili, 26 terreni, 6 società, 3 autoveicoli e quasi 600 mila euro riconducibili al presunto gruppo malavitoso dei Tre Tre e nei confronti degli altri presunti componenti del cosiddetto “clan delle aste”, un’altra organizzazione camorristica irpina – distinta dal Clan Partenio - la cui esistenza è stata riconosciuta lo scorso 27 aprile dagli stessi giudici del Tribunale di Avellino al termine del processo denominato “Aste Ok”.

Per i giudici irpini «i dati processuali acquisiti al termine del dibattimento hanno restituito con granitica certezza, la prova dell’esistenza di un sodalizio di natura camorristica distinto dal clan nuovo Partenio». A farne parte, nella veste di promotori, organizzatori e partecipi, sarebbero Nicola Galdieri, Livia Forte, Armando Aprile, Modestino Forte (deceduto), Damiano Genovese, Carlo Dello Russo e Beniamino Pagano, e come concorrenti esterni da Gianluca Formisano e Antonio Barone. Pur riconoscendo il ruolo di antistato e plurime estorsioni ambientali, dopo oltre 2 anni e 6 mesi di dibattimento e 79 udienze, il Tribunale di Avellino ha ritrasmesso gli atti alla Direzione Distrettuale Antimafia per una nuova imputazione e disposto la restituzione dei beni.

Inoltre contro il provvedimento con il quale sono stati rinviati gli atti al pubblico ministero per la riformulazione del capo d’imputazione per otto imputati è stato firmato e depositato il ricorso dai pm Henry John Woodcock e Simona Rossi, dal sostituto procuratore della Repubblica, Rosa Volpe, dal procuratore aggiunto della Repubblica della Dda, Sergio Ferrigno e dal procuratore della Repubblica, Nicola Gratteri.

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