Minichiello, la strada della libertà scandagliata dal filosofo

La presentazione di un volume collattaneo di saggi sulla sua opera

Minichiello, la strada della libertà scandagliata dal filosofo
Minichiello, la strada della libertà scandagliata dal filosofo
di Luigi Anzalone
Martedì 19 Marzo 2024, 10:07
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Giuliano Minichiello deve essere considerato uno dei massimi filosofi del Novecento italiano, la cui così articolata, originale e complessa costruzione di pensiero, espressa in una produzione scientifica davvero impressionante, attende ancora di essere studiata e compresa. Una filosofia che ha, fondamentalmente, percorso due vie per fare sì che, come Hegel vuole, «la filosofia» sia «il proprio tempo sotto la forma del pensiero». La prima è stata quella di individuare nella società della Tecnica, con il suo avvolgente apparato della potenza materiale e la mondialità darwinistica dei mercati, la morfologia della società attuale, caratterizzata dalla contraddizione tra l'opulenza dell'Occidente e la fame e la miseria di tanta parte del mondo e minacciata dalla catastrofe ecologica che rischia di distruggere la civiltà umana.

Lo ha fatto, a differenza di Heidegger e di Severino, non facendo ricorso a ipotesi metafisiche, ma cogliendo le ragioni e i fattori tecnici, scientifici e logici, con i connessi riflessi psichici, che stanno a base del passaggio dalla antica società agraria alla moderna società industriale e tecnologica. Se nella prima l'uomo rispettava, nel lavorare e produrre, le leggi e l'ordine della natura, in quella attuale lavorare e produrre significa affermare la volontà di potenza umana sulla natura sottomettendola, per sfruttarne al massimo le risorse. Ne viene un universo merceologico che migliora enormemente le condizioni di vita del mondo capitalistico-borghese e ci conseguenza creare enormi disegueglianze, nel mentre sferra alla natura un assalto che non può reggere indefinitviamente Ecco che quindi solo una "polis" democratica, connotata da libertà autentica, giustizia sociale e solidarietà, può, per un verso, por mano a un mondo meno diseguale e, per l'altro, riformare in senso sostenibile i meccanismi produttivi.

La seconda strada che ha percorso Minichiello è stata l'analisi fenomenologica della condizione umana, per comprendere cause e modalità di una società alienata, massificata, solitaria, segnata nel profondo dal nichilismo, dall'egoismo e dallo spaesamento. Nel fare questo, egli ha, contestualmente, indagato l'essenza profonda dell'essere umano, che ha individuato in una serie di figure ideal-tipiche seguendo molto da vicino Benjamin e Kafka, l'autore a lui più affine.

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Si tratta di Giobbe del suo enigmatico e innocente dramma, dell'eroe tragico greco alle prese con l'ineluttabilità del destino, di Gesù, il dio che muore eppure annuncia la resurrezione. Minichiello non ha ricette per una vita felice, ma con il suo personalismo spiritualistico, offre una eucosmia di valori accomunanti che danno all'uomo la possibilità di affermare la propria dignità e libertà. Un momento di riflessione a più voci sulla personalità, il pensiero e l'opera del professore Giuliano Minichiello, ordinario di Pedagogia generale presso l'Università degli Studi di Salerno, scomparso il 23 gennaio di due anni fa. Molta gente, tanti giovani - un frammento significativo dell'Avellino intellettuale al Circolo della stampa sabato pomeriggio della scorsa settimana. L'occasione è stata data dal convegno "Attualità e futuro di Giuliano Minichiello", indetto in occasione della presentazione del volume collettaneo "Giuliano Minichiello filosofo ed educatore".

Il convegno ad eccezione del professore Giuseppe Cantillo, ordinario di filosofia morale dell'Università Federico II di Napoli, scomparso nella primavera di un anno fa - ha avuto come relatori gli autori del volume: il preside Giovanni Sasso, l'ispettrice del Ministero della Pubblica Istruzione Paola di Natale, l'autore di queste note e la professoressa Margherita Imbimbo, allieva di Minichiello.

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