Cellole, Baia Domizia bandiera blu: «L'offerta balneare una leva per il turismo»

L'intervista a Beniamino Schiavone, presidente di Confindustria Caserta

Cellole, Baia Domizia bandiera blu: «L'offerta balneare una leva per il turismo»
di Emanuele Tirelli
Mercoledì 15 Maggio 2024, 08:49
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Presidente, dal suo osservatorio di leader di Confindustria Caserta, cosa significa l'assegnazione della Bandiera Blu alle spiagge di Baia Domizia?
«Di sicuro un'ottima notizia per il Comune di Cellole, per il litorale domizio e tutta la provincia, perché testimonia l'eccellenza e la qualità del mare. È un ambiente che trova certamente degli spunti di rilancio importanti intorno ai quale lavorare perché la Bandiera Blu che Cellole ha meritatamente conquistato per il suo patrimonio naturalistico possa rappresentare una leva per lo sviluppo del settore turistico di un litorale che può ritornare a essere centrale».

Partiamo con le potenzialità.
«La nostra provincia ha chilometri di costa sabbiosa e, a differenza di altre aree, non è stata particolarmente usurata dal mare, quindi le spiagge consentono di offrire al turista una pluralità di servizi.

L'offerta balneare può essere nutrita dall'integrazione di altre ricchezze del territorio, ma è chiaro che, per quanto rappresenti un riconoscimento importante e una bella pubblicità, la Bandiera Blu da sola non può bastare a dare una svolta reale».

Cosa serve?
«Innanzitutto, infrastrutture e servizi. Ma tutto va inserito in una progettualità. Manca infatti l'integrazione delle potenzialità del territorio, e questo può essere un motivo di confronto e sviluppo di sinergie tra enti locali, associazioni e Regione per dare un contributo al rilancio dell'offerta. C'è bisogno di una visione capace di individuare una vocazione chiara, ben definita, sulla quale costruire un percorso. Se questa vocazione è quella turistica, allora occorre mettere tutto a sistema e non concentrarsi su singole azioni slegate tra loro. Senza dimenticare un'altra grande ricchezza alla quale non si fa quasi mai riferimento».

Quale?
«Parlo della moltitudine socioculturale che c'è sul litorale: un valore da scoprire e organizzare. Si viaggia per scoprire luoghi diversi ma anche per conoscere culture differenti dalla nostra. Qui sono a portata di mano».
Questa "bandiera" è un'occasione per tornare a puntare sul turismo?
«Il turismo in Italia ha un peso sempre maggiore. Ed è un settore che spesso viene sottovalutato rispetto a dimensioni e dinamiche produttive, ma la sua industria può essere un traino fondamentale per crescita e sviluppo, in particolare di un territorio complesso come quello del litorale domizio dove si può ritrovare quella vocazione perduta da anni. Quindi è possibile sviluppare il turismo enogastronomico, quelli balneare e naturalistico. Nella vicina Castel Volturno c'è per esempio l'Oasi dei Variconi, più conosciuta all'estero che in Italia: in alcuni periodi dell'anno sono tante le persone che arrivano dal nord Europa per osservare la migrazione di particolari specie di uccelli».

Ci sono tante presenze che si limitano alla giornata.
«E altrettante mordi e fuggi che arrivano per i concerti. Queste esperienze possono essere trasformate in un'occasione per restare qualche giorno, conoscere le bellezze di quei territori e magari spostarsi altrove. Penso alla zona del Falerno, molto dinamica sull'enogastronomia. Ma Terra di Lavoro ha numerose attrazioni. La Reggia di Caserta, Casertavecchia, l'Acquedotto Carolino e l'Anfiteatro Campano di Santa Maria Capua Vetere rappresentano grandi evidenze di una mappa decisamente più ampia. La provincia va dal mare alla montagna, quindi fare sistema è un imperativo che può dare il giusto contributo alla crescita collettiva».

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Potrebbero arrivare anche nuovi investimenti?
«Fino ad oggi il motore del turismo è coinciso soprattutto con l'iniziativa privata di imprenditori locali che con molti sacrifici lavorano per rendere attrattivo il litorale nella stagione estiva. È un'iniziativa lodevole e meritevole di gratitudine perché, nonostante le difficoltà, queste persone non hanno abbandonato il loro territorio e hanno dato un grande contributo. Ma si tratta di una dinamica che non può superare certi limiti e certe carenze. Laddove invece si riuscisse ad ampliare il paradigma coinvolgendo la Regione con un indirizzo strategico, ci sarebbero benefici evidenti e un appeal tutto nuovo anche per ulteriori investimenti».

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