Condanne severe per due ex vigili urbani del Comune di Melito accusati di associazione a delinquere ed estorsione, nel processo che tre anni fa coinvolse a vario titolo 31 persone, ritenute affiliate o fiancheggiatrici del clan Amato-Pagato, egemone sul territorio. Gli ex dipendenti della polizia urbana locale, condannati ieri in primo grado dal tribunale di Napoli nord a 13 anni e 6 mesi di carcere, già in pensione al momento del blitz che li portò in carcere, avevano scelto il rito ordinario assieme ad alcuni degli arrestati, a differenza degli altri che invece avevano optato per il rito abbreviato, concluso nel 2022 con venti condanne dai 4 ai 13 anni.
Il massimo della pena colpì Antonio Papa, all’epoca presidente dell’Aicast (ex Ascom), l’associazione dei commercianti di Melito, ritenuto dagli inquirenti la “mente” dell’associazione criminosa, definita “Racket 2.0”, che avrebbe tenuto in scacco gli imprenditori per costringerli a pagare il pizzo.
L’ex responsabile del comando della polizia municipale Giovanni Marrone di 67 anni e il collega Giovanni Boggia, condannati in primo grado, dopo un periodo di detenzione, erano sottoposti ai domiciliari.
Il blitz che portò ai numerosi arresti (in particolare quello riferito agli ex dipendenti municipali in divisa sarebbe stato nei mesi scorsi materia d’indagine per il recente scioglimento del Comune per camorra), fu condotto da decine di finanzieri del Gico e da pattuglie della Polizia di Stato nel giugno 2021.
Nel dispositivo di sentenza sarebbe spiegato come gli ex vigili urbani avessero contribuito ad ampliare il controllo economico del territorio da parte del clan, avvalendosi del loro ruolo all’interno delle istituzioni. Nel processo del cosiddetto “Racket 2.0” sono stati pure condannati Eduardo Moio e Gaetano Marrone a 12 anni, mentre il tribunale ha disposto la confisca per l’azienda di trasporti funebri Moio. Assolti infine "per non aver commesso il fatto" Rocco Papa, Nicolina Boggia, Concetta Sanguinetti, Salvatore Nastro, Raffaele Liberti, Carmine Chianese, Francesco Capozzi, Antonio Musella. Scagionati anche Luigi Marrone e Andrea Coppola "perchè il fatto non sussiste."