Gli arabi investono a Napoli, la fiducia globale che va conquistata

Concepire e realizzare un'offerta strutturata, significa organizzare un comitato di gestione degli investimenti tra i due Paesi

Il direttore Roberto Napoletano
Il direttore Roberto Napoletano
di Roberto Napoletano
Martedì 14 Maggio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 17 Maggio, 16:03
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L'Arabia Saudita ha un prodotto interno lordo superiore agli Emirati Arabi Uniti e ha visto crescere il suo ruolo di player geopolitico globale per gli investimenti in difesa e la posizione più volte assunta contro le derive fondamentaliste definita pacificatrice. A nostro avviso, la tendenza ormai diffusa a sdoganare l'Arabia Saudita sul tema cruciale dei diritti umani va mitigata da una valutazione di prudenza perché ci sono ancora passi da fare.

È un dato oggettivo, però, che, dagli Stati Uniti alla Francia, è scattata la corsa ad accaparrarsi gli investimenti arabi e a fare con loro partnership in casa e fuori in tutti i campi. Così come è un dato altrettanto oggettivo che l'Arabia Saudita ha una fame di professionalità e di competenze spaventosa e che intende saziarla con un processo di Sudizzazione che determina una attrazione fatale nei confronti di Napoli e del Mezzogiorno italiano e punta ad attivare un doppio canale di investimenti nei nostri territori e di acquisizione strategica di risorse umane da impiegare nei loro territori. 

Mi ha molto colpito, nella giornata di ieri, in un incontro tutto in lingua inglese a Palazzo Partanna, sede degli industriali, ascoltare il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, raccontare la città diventata un hub per le industrie ad alta tecnologia come per molti settori più tradizionali, ma anche la grande trasformazione in atto in una città circondata di bellezze uniche al mondo con la presa in carico delle questioni ambientali e di uno sviluppo urbano sostenibile. 

II riferimento esplicito alla necessità di migliorare continuamente l’offerta turistica con investimenti significativi, come quelli riguardanti la bonifica e lo sviluppo dell'area di Bagnoli, che stanno trasformando Napoli rivitalizzando l'area e ampliando le attività.

Una descrizione molto più puntale di quella da me qui esposta che esplicita la richiesta di una collaborazione con l’Arabia Saudita come partner strategico per tutti i tipi di investimenti a partire da quelli turistici, primariamente della nuova Bagnoli, che rientrano in un progetto città da Capitale del Mediterraneo attore chiave nel trasporto marittimo e nel settore crocieristico, come nella tecnologia, nell'industria e nell’agricoltura. Una sintonia di progetto comune che ho avvertito anche nelle parole dei massimi rappresentanti del mondo industriale e delle costruzioni. 

Ho voluto raccontare con dovizia cronistica ciò che ho ascoltato nella giornata di ieri perché alla “fame” di professionalità e di competenze dell'Arabia Saudita che rappresenta per noi un'opportunità, occorre rispondere con un'offerta strutturata che mette insieme tutto. Dal palazzo dei congressi allo sviluppo delle strutture ricettive nelle aree di nuova espansione di Napoli alla capacità di esportare in Arabia Saudita competenze di gestione manageriale di attività culturali, industriali, sportive per la domanda complessa di investimenti giganteschi che stanno attuando su loro immensi territori.

Concepire e realizzare un'offerta strutturata, significa organizzare un comitato di gestione degli investimenti tra i due Paesi, pensare ad un esempio virtuoso di partenariato pubblico-privato su base internazionale.

Fare, per una volta, su scala più larga e con le risorse del loro Fondo Sovrano quello che i francesi hanno già definito per il sito archeologico di AlUla, così da portare le imprese francesi a realizzare gli interventi nell'area. Che cosa impedisce di esportare le nostre competenze nel settore archeologico per i loro siti? La fiducia degli investitori globali si conquista così. 

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