Il nuovo corso era partito con premesse tutt’altro che incoraggianti. Il feeling tra la città di Portici e la Holding Casa Reale non è mai sbocciato e nemmeno la salvezza conquistata sul campo dai ragazzi di Condemi è valsa a colmare una spaccatura parsa sin da subito insanabile. E così la Holding saluta Portici e porta con sé il titolo sportivo di cui è proprietaria. Con destinazione Torre Annunziata. Il CdA ha già deliberato il trasferimento nella città oplontina, che – nei tempi scanditi dalle norme federali – ritroverà dunque la serie D dopo la salvezza in Eccellenza conquistata nell’ultima stagione. E Portici? «Non resterà senza calcio, dal momento che la proprietà ha garantito un’apertura per il trasferimento del titolo del Savoia, così da consentire alla città di Portici la partecipazione ad una categoria inferiore che probabilmente più le si addice. La Holding non estirperà il calcio da Portici, non sarebbe giusto». Con queste parole Pino Iodice, amministratore unico del club azzurro, spiega lo scenario che da qui a breve potrebbe realisticamente materializzarsi.
Nessun piano preordinato – La Holding abbandona Portici a distanza di un anno esatto dall’avvio del nuovo corso.
Incalza l’amministratore unico azzurro: «Se oggi la proprietà trasloca, questa è solo una conseguenza della risposta che la città le ha dato. Una risposta pari a zero. La stessa Amministrazione comunale ha preteso – a buona ragione, aggiungo – il pagamento anticipato di tutti i canoni per l’utilizzo del San Ciro. La proprietà va via dalla città senza lasciare un solo euro di debito. Ci siamo sentiti degli ospiti, a volte anche indesiderati. In questo scenario, mi sembra anche giusto andar via, col titolo. Lo ripeto, non c’era nessun disegno preordinato, che comunque avrebbe potuto essere stravolto se solo ci fosse stata un’attestazione di fiducia e sostegno da parte della città. E invece la proprietà non deve dare conto a nessuno, questa è la verità».
Perché allora l’immediata spaccatura con la città? «Perché evidentemente la proprietà, identificata in Emanuele Filiberto di Savoia, è stata fin dall’inizio vittima di un pregiudizio alimentato dalla schiera borbonica. È stata rifiutata a prescindere, la città ha chiuso strumentalmente le porte a qualsiasi tipo di discorso. Lo dice uno che vive a Portici e che ne conosce la realtà. Qui non c’è possibilità di fare calcio a certi livelli».