Messaggi, cade l'ultima privacy: «So se li leggi, da dove, quante volte»

Messaggi, cade l'ultima privacy: «So se li leggi, da dove, quante volte»
di Andrea Andrei
Giovedì 20 Febbraio 2014, 09:29 - Ultimo agg. 21 Febbraio, 12:17
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di pochi giorni fa l'allerta lanciata da Yahoo!, uno dei pi popolari servizi di posta elettronica del pianeta, che ha dovuto comunicare ai suoi milioni di utenti che probabilmente il loro account email era stato violato, e li ha dovuti invitare a modificare le password per evitare ulteriori fughe di dati.

Ed è ancora calda la notizia che riguarda invece uno dei principali concorrenti di Yahoo!, Gmail. Spesso e volentieri Google subisce aspre polemiche sul suo modo di gestire la privacy dei propri utenti.



Stavolta però il problema non è con qualche astuto, abilissimo e malintenzionato hacker, ma con qualcosa di accessibile a tutti. Un'estensione di Gmail, “Streak” permette infatti a chi la installa di sapere in tempo reale quando un'email inviata viene letta dal destinatario.



Ricevuta di ritorno Come se si trattasse, in pratica, di un'immediata ricevuta di ritorno. Niente di male, e anzi si potrebbe dire che è un servizio comodo, se non fosse per un paio di piccoli particolari. Primo: il destinatario non è al corrente di inviare tale ricevuta. Secondo: oltre al giorno e l'ora della lettura, “Streak” comunica al mittente anche da quante persone e quante volte l'email è stata letta, dove si trovavano i destinatari al momento della lettura, quali dispositivi hanno usato.



Tutte informazioni che non solo diventano a uso e consumo degli utenti dell'estensione, ma che poi vengono immagazzinate nei server dell'applicazione stessa. L'azienda di Mountain View ha specificato comunque che non si tratta di un suo software.



Galeotta fu la chat Quando si è nella giungla della rete non esiste un modo per salvaguardare realmente la propria privacy. Oltre che essere l'opinione diffusa degli esperti informatici di ogni latitudine questa frase si sta trasformando in un mantra per gli utenti di Internet. E di sicuro le notizie che ogni giorno provengono dal mondo del web non fanno che aumentare la preoccupazione (o l'amara certezza, a seconda dei punti di vista) di chi naviga e scambia dati e messaggi tramite pc, smartphone e tablet.



Ad ogni modo, quella di “Streak” è un'invasione della privacy alla quale in qualche modo siamo già abituati: molti servizi di messaggistica istantanea, fra cui Facebook Messenger e il popolarissimo Whatsapp, avvisano in tempo reale il mittente di quando il destinatario legge un messaggio. Non solo, perché la chat per smartphone riporta anche la data e l'orario dell'ultima visita di un utente. La questione è entrata a far parte della “sociologia” di Internet, e ha sollevato dibattiti infuocati in rete, e non solo perché essere tanto rintracciabili è un vero guaio per i fedifraghi o aspiranti tali.



Sul web si trovano parecchi consigli su come fare per cancellare le proprie tracce. Su iPhone, almeno per quanto riguarda Whatsapp, l'operazione è semplice (fra le impostazioni avanzate dell'app basta disattivare “Data e ora dell'ultimo accesso”), mentre per Android esistono alcuni trucchi per ovviare al problema, che però sono abbastanza scomodi.



«In linea teorica si potrebbe perseguire legalmente chi offre un servizio che utilizza in questo modo dei dati sensibili», spiega l'avvocato Saverio Occhipinti, che si occupa di tutela della privacy. «Ma nella pratica diventa un'impresa complicatissima e senza alcuna garanzia di successo. Il problema è che queste aziende spesso non hanno sede in Italia, e rivalersi su di loro diventa impossibile».



Insomma, alla fine quasi quasi tocca rassegnarsi: «In teoria si tratta di una sorta di “do ut des”», spiega Occhipinti. «Cioè: usufruisco di un servizio, accetto di curiosare nella vita degli altri, e automaticamente ammetto anche che si spii anche nella mia. Nella pratica però diventa un ricatto, perché il servizio che ad esempio offre Google, che peraltro opera in una posizione di monopolio, è indispensabile per la mia identità, per la mia “esistenza” digitale, e quindi in un certo senso sono costretto ad accettare le sue condizioni. Il consiglio è quello di leggere attentamente le condizioni generali del contratto quando ci si iscrive a un servizio e di utilizzare, dove e quando possibile, dei software o delle applicazioni che cancellano le proprie tracce». Esattamente come l'impostazione di Whatsapp a cui si faceva riferimento.



Poi però, sappiate che inevitabilmente c'è chi penserà che avete qualcosa da nascondere. E se ce l'avete veramente, quasi quasi vi conviene tornare ai metodi analogici. O gettare direttamente la spugna e accettare che al tempo di Internet la cosa migliore è, più che mai, essere sinceri e trasparenti.