Loredana Berté, quarant'anni di carriera messi a nudo in tour

Loredana Berté, domani in concerto all'Acacia di Napoli
Loredana Berté, domani in concerto all'Acacia di Napoli
di Federico Vacalebre
Mercoledì 16 Aprile 2014, 14:53 - Ultimo agg. 15:16
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Alfredo Cerruti l’aveva scoperta nel 1973, voleva lanciarla come cantante sexy. La Rai la ritenne troppo prorompente come soubrette di Canzonissima, per il pubblico della domenica pomeriggio scelsero la sua amica Mita Medici. L’anno dopo l’esordio con l’lp «Streaking», nuda in copertina, fotografata da Mauro Balletti, che già l’aveva ritratta per «Playboy», la sua calda voce scandalizzava con un concept album dedicato al sesso, tanto che la censura lo fece ritirare dal mercato: «Il tuo palcoscenico» per la prima volta metteva in canzone la parola «cazzo», «S.E.S.S.O.» era una cover dei Leoni. «1974-2014» è il tour con cui Loredana Bertè, attesa domani a Napoli, teatro Acacia, e il 19 al Cilea di Reggio Calabria, festeggia i suoi primi quarant’anni di musica e vita spericolata, successi e crisi di nervi, trasgressioni e follie. In scaletta «Sei bellissima», «Non sono una signora», «Dedicato», «E la luna bussò», «In alto mare», tanto Fossati ancora, omaggi a Fabrizio De André e Rino Gaetano, oltre alla sorella Mia Martini.

Come ha costruito il tour del quarantennale?

«Il più fedele possibile ai quarant’anni che racconta: ho scelto personalmente le immagini che scorrono alle mie spalle in due ore di rock cattivo, con la mia band e la mia corista di sempre Aida Cooper».

Una canzone che è particolarmente orgogliosa di avere nella scaletta del tour?

«Vado molto orgogliosa della collaborazione con Djavan del 1985, per questo ho deciso di proporre durante il concerto la sua ”Esquinas” e di cantarla in portoghese. L’avevo incisa solo in italiano».

Inevitabile azzardare bilanci, o almeno amarcord.

«Loredana non ci sarebbe senza i primi passi mossi al Piper, i viaggi in autostop con Renato Zero e mia sorella, destinazione provini. E senza alcuni indimenticabili incontri artistici. Ma, attenzione, questo è un racconto, non una celebrazione, un artista non pensa mai di essere arrivato. Mi tremano ancora le mani prima di salire sul palco».

Dicevamo di Mimì: lo showbusiness italiano le ha reso post mortem quello che le ha tolto in vita?

«Assolutamente no. Quello che è stato fatto a mia sorella è imperdonabile. Porto in tour il premio della critica a lei intitolato, proprio per ricordare che ancora oggi non viene consegnato sul palco dell'Ariston».

La crisi della discografia, la morte del disco, l’avvento dei social media? Come vive questo momento? Prepara nuovi album o come alcuni colleghi pensa che sia tempo di farsi da parte?

«Ho dovuto adeguarmi ai tempi, ho aperto un sito, una pagina Facebook e un profilo Twitter (grazie a Red Ronnie), ma ancora non posseggo un cellulare. Al momento sto lavorando ad un progetto discografico, ma è tutto top secret».

Crede nei talent show?

«L’unico a cui ho participato è stato lo Zecchino d’oro, ma mi hanno cacciata subito. Forse il problema dei personaggi usciti dai talent è che a loro manca la gavetta, quel corso di difficoltà indispensabile per diventare un artista».

Quanto dista la donna Loredana Bertè dall’artista Loredana Bertè?

«Non esiste distanza, io sono me stessa sempre. La più grande trasgressione è essere se stessi».

Lei ha sempre avuto un rapporto privilegiato con Napoli e i suoi musicisti, collaborando con Tony Cicco, Pino Daniele, Gigi D’Alessio.

La Campania è una terra fantastica, mi ha regalato grandi amici e collaborazioni. Non dimentichiamoci Edoardo Bennato e Gragnaniello. Il primo mi ha regalato il mio ultimo singolo ”Ma quale musica leggera”. Enzo, invece, ha regalato capolavori come ”Cu’mme” e ”Donna” a mia sorella».

Ha cantato canzoni importanti per parole e sonorità, ha usato il look come nessuna aveva mai fatto prima in Italia, ha inaugurato la sua discografia spogliandosi in copertina, ha continuato sempre controcorrente facendo sfoggio di una vocalità scabrosa e mai «pulitina». Mai avuto maestre o modelli? E oggi crede di avere, se non delle figlie, delle allieve, magari anche non autorizzate, sulla scena italiana?

«La mia voce mi piace più adesso di prima. Graffia di più. Ci sono delle colleghe che apprezzo molto, tra le giovani mi piace Elisa. Per quanto riguarda il look, io non mi travesto per sentirmi qualcuno, mi affido all’istinto, alla curiosità e dò un abito alle canzoni».

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