Benevento, bimba contesa: scarcerate la madre e la nonna

Benevento, bimba contesa: scarcerate la madre e la nonna
di Enrico Marra
Lunedì 6 Luglio 2015, 23:17 - Ultimo agg. 7 Luglio, 08:38
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BENEVENTO - Ieri, poco prima delle 18, la mamma e la nonna della bimba contesa hanno lasciato il carcere di contrada Capodimonte



A scarcerarle il sostituto procuratore della Repubblica, Patrizia Filomena Rosa, che nella serata di sabato aveva coordinato le indagini che avevano portato le due donne a un’incriminazione per maltrattamenti, oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale.



Il magistrato, esaminate le relazioni redatte dal personale della Squadra Mobile, ha motivato la scarcerazione perché non c’erano esigenze tali, una volta adempiuto il provvedimento del magistrato con il quale la bimba contesa veniva affidata al padre, perché le due donne rimanessero rinchiuse nell’istituto di pena.



Inoltre nel provvedimento del magistrato si fa riferimento anche al fatto che le due donne, S.D.M e M.D.T., sono incensurate. Un epilogo momentaneo perché mamma e figlia, nei prossimi giorni, saranno interrogate dal Gip, chiamato a pronunziarsi sul provvedimento di fermo, appena revocato, che le aveva portate in carcere.



Alla base della vicenda resta una bimba di tre anni e mezzo contesa dal padre, 47 anni, ricercatore presso una struttura scientifica, e dalla madre, insegnante di 38 anni, entrambi beneventani. Il loro matrimonio, che risale al 2009, è naufragato due anni fa. Ne è scaturita una vicenda che ha visto impegnati più legali, succedutisi nel corso del tempo. Nella fase finale la donna è stata difesa da Vincenzo Piscitelli, mentre l’ex coniuge da Federico Paolucci. Ci sono state consulenze da parte di psicologi designati dal Tribunale e affiancati dai consulenti di parte.



Inoltre le relazioni dei servizi sociali. In questo periodo vi sono state anche denunce tra i due coniugi, tuttora in fase istruttoria. A febbraio, poi, il magistrato Ida Moretti ha tirato le conclusioni di tutta questa attività e ha emesso un provvedimento in cui sanciva l’affidamento della bambina al padre. Sono trascorsi alcuni mesi e il provvedimento del magistrato, notificato pure ai servizi sociali del Comune, non ha trovato esecuzione. Da qui la decisione lo scorso 30 giugno di un nuovo provvedimento da parte di Moretti e questa volta con la specifica che i servizi sociali dovevano avvalersi delle forze dell’ordine. All’udienza avevano partecipato entrambi i coniugi, accompagnati dai loro legali.



Ma nonostante questo secondo provvedimento le ricerche della donna con la bambina da parte dei servizi sociali e della polizia non avevano dato esito. Sabato pomeriggio la svolta: una sorella della donna si è recata in questura sostenendo che non aveva più notizie della congiunta ipotizzando che potesse essere accaduto qualcosa di grave e fornendo anche una serie di elementi utili per poter giungere alla sua localizzazione. Il personale della Squadra Mobile, diretta dal vice questore Alessandro Salzano, si è recato così nell’abitazione dove vive la donna, ma il campanello era rimasto muto.



A questo punto si era deciso di fa intervenire i vigili del fuoco per cercare qualche elemento all’interno dell’appartamento. I vigili del fuoco erano penetrati nella casa attraverso una finestra. Una volta all’interno caschi rossi e poliziotti si erano accorti che la donna aveva spento l’interruttore della corrente elettrica. Poi la reazione delle due donne contro gli agenti, rimasti feriti, e a un sostituto commissario. Madre e figlia, entrambe difese da Angelo Leone, erano state condotte prima in questura e poi in carcere. La bambina, invece, è stata affidata al padre.
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