Giugno 1945, quando il Cnl di Piedimonte salvò l’ente di Corso Trieste

di ​Franco Capobianco *
Venerdì 24 Aprile 2015, 16:24
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«Bella Ciao» resiste ancora, l'occasione per ricordarlo sono i settant'anni dalla Liberazione in quel lontano 25 aprile del ’45, ce lo ricorda addirittura Samantha Cristoforetti nientemeno dallo spazio. Come cambia il tempo: dalle manifestazioni di piazza al cosmo! Tre motivi mi hanno convinto a scrivere sulla Resistenza proprio nei settant’anni dalla sua ricorrenza: il primo affettivo, il secondo politico-istituzionale, il terzo storico.



Il primo. A settembre del 2014 sono trascorsi vent’anni dalla morte di mio padre, Peppino Capobianco. Per questa occasione ho voluto trascorrere qualche ora tra le «sue carte» presso l’Archivio di Stato di Caserta, per trovare qualche lavoro rievocativo di questo anniversario. Il secondo. In attesa della riforma costituzionale che le abolirà, le Province cambiano pelle, il disegno di legge approvato ne sta svuotando compiti, ruolo e funzioni. Il terzo. Tra qualche mese - precisamente l’11 giugno 1945 - ricorre il 70° Anniversario della ricostruzione della provincia di Caserta, soppressa e smembrata nel 1927 dal regime fascista. Tra le carte di mio padre ho trovato una sua nota del 1985 scritta per le celebrazioni in occasione del 40° Anniversario, nella quale riflette su una questione specifica di una parte del territorio casertano (comuni della zona Alifana) distribuiti tra le province di Benevento, Campobasso e Avellino.



«Decisivo fu il ruolo svolto dal CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) di Piedimonte Matese e forte fu la determinazione dei Sindaci dei comuni dell’Alifano nel difendere il territorio per ritornare ad essere compresi nella ricostituenda provincia di Caserta. La minaccia più concreta era però determinata dalle iniziative dell’On. Bosco Lucarelli, Presidente della Deputazione provinciale di Benevento che intervenne in modo pressante sia sul suo partito, la DC, sia sul Governo perché l’Alifano restasse aggregato a Benevento. Il disegno messo in atto non era per nulla rozzo, partiva dalla necessità di ridefinire l’abito territoriale della provincia di Benevento con l’allargamento della provincia ai comuni della Valle Caudina aggregati ad Avellino, a qualche comune che era con Campobasso, per dare maggior forza alla rivendicazione di non perdere l’Alifano.



Il valore della linea seguita dal CLN di Piedimonte per ritornare alla provincia di Caserta fu nella capacità di far partecipi di questa battaglia le popolazioni, fino alla manifestazione di piazza dell’11 febbraio 1945 per rintuzzare l’azione subdola ed intelligente messa in atto dalla Deputazione provinciale di Benevento. All’iniziativa del CLN di Piedimonte Matese si deve la delimitazione territoriale dell’attuale provincia. La nota osserva in conclusione che le forze politiche ed economiche del casertano furono scarsamente attente ai lavori preparatori che dettero poi luogo al decreto 11 giugno 1945 n° 373, ad eccezione di Luigi Giaquinto (Sindaco di Caserta) e di Corrado Graziadei (Comitato di Liberazione Nazionale)». Il 12 maggio prossimo si svolgeranno le elezioni di secondo livello per dare all’ente Provincia di Caserta una «nuova» guida istituzionale e politica eletta - per la prima volta - senza il voto dei cittadini e senza che questi, forse, nemmeno se ne accorgeranno.



Grande è stato il fermento per la presentazione delle liste per eleggere Presidente, Giunta e Consiglio che si limiteranno ad essere, forse, commissari liquidatori di un Ente che deve continuare a fare le stesse cose - con compiti, ruoli e funzioni di fatto svuotati, da un lato, e personale e funzionari sul piede di partenza verso la mobilità o il prepensionamento, dall’altro. Il 25 aprile è una data forte, è una data «resistente» forse anche indipendentemente da ognuno di noi, come inalterabili restano le parole di «Bella Ciao». L’11 giugno è vicino, settanta anni fa con la ricostituzione della provincia di Caserta nel 1945 è stata cancella un’ingiustizia.



L’appello che rivolgo alle istituzioni locali, alla «nuova» Provincia, alle forze sociali, alle istituzioni scolastiche e all’università casertana è quello di favorire iniziative in questo senso. A ereditare il superamento di questa ingiustizia subìta da Terra di Lavoro sono le nuove generazioni, che hanno il compito di evitare che questa conquista possa ricadere nell’oblio.



* Ex consigliere provinciale di Caserta