Camorra. Le rivelazioni di Belforte: «Uccidemmo per gli appalti pubblici»

Camorra. Le rivelazioni di Belforte: «Uccidemmo per gli appalti pubblici»
di Marilù Musto
Mercoledì 25 Marzo 2015, 09:31
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Accusa l'imprenditore Angelo Grillo di Marcianise di aver chiesto l'eliminazione di due persone, un affiliato del clan avverso ai Belforte che batteva cassa e un imprenditore che si aggiudicava tutti gli appalti, suo concorrente. Poi, fa il nome di Riccardo Ventre, ex presidente della Provincia di Caserta di Forza Italia ed ex europarlamentare, presunto punto di riferimento politico di Grillo, dice. Soprattutto, spiega che lui, Salvatore Belforte, il capo del clan che dominava Marcianise e dintorni, è stato solo il mandante dei fatti di sangue successi negli ultimi venti anni. A sporcarsi le mani sarebbero stati i suoi killer, come Bruno Buttone, sicario senza scrupoli, e gli altri che avrebbero approfittato della complicità del custode del velodromo di Marcianise per fare le riunioni. Nella sua prima apparizione in un'aula di giustizia da pentito, l'ex boss Belforte non parla. Non dice che la moglie e il figlio, Concetta e Camillo, preferiscono restare dove stanno, in carcere, dissociandosi probabilmente dalle sue scelte. Il pm Luigi Landolfi dell'Antimafia, intanto, deposita i primi verbali del capoclan nel processo per l'omicidio di Raffaele Viciglione, un «cold case» del 1987 riaperto grazie all'opera dei carabinieri della neonata Compagnia di Marcianise. Verbali che finiscono nella cancelleria della Corte di Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Capelli corti e bianchi, tuta bianca e nera, un block notes blu che maneggia: Salvatore Belforte appare nervoso in videoconferenza, accanto al suo nuovo difensore di Milano, Riccardo Donzelli. «Ho revocato la nomina ai miei legali», spiega.

Poi, dopo l'acquisizione delle dichiarazioni del sottoufficiale Tommaso Palmiero e del tenente Paolo Cristinziano, in forza alla Compagnia di Marcianise, l'udienza viene rinviata al 22 aprile, quando l'ex boss verrà ascoltato dai giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere assieme a Raffaele Della Volpe, l'uomo che avrebbe partecipato all'omicidio Viciglione commesso per vendicare la «lupara bianca» di Giuseppe Buttone.

Nei verbali, l'ultimo redatto il 21 marzo, c'è tutta la verità del capoclan che ha scelto di collaborare con la giustizia.

Le sue prime dichiarazioni «toccano» Angelo Grillo, l'impresario delle pulizie che aveva vinto gli appalti all'Asl di Caserta a suon di «mazzette».

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