Casal di Principe. Preso a Salerno affiliato che aveva rapporti con la P2, si occupava di smaltimento di rifiuti

Casal di Principe. Preso a Salerno affiliato che aveva rapporti con la P2, si occupava di smaltimento di rifiuti
Sabato 13 Settembre 2014, 11:12 - Ultimo agg. 12:12
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CASAL DI PRINCIPE - Per gli inquirenti era il braccio imprenditoriale dei Casalesi nella speculazione nel settore dei rifiuti, colui che venne coinvolto anche in una indagine sulla P2 con Licio Gelli begli anni Novanta.



Ieri, i carabinieri del reparto Operativo del Comando Provinciale di Caserta lo hanno arrestato a Salerno: si tratta di Gaetano Cerci, 49 anni, ritenuto affiliato alla fazione Bidognetti del clan dei Casalesi al quale, secondo la magistratura, ha fornito la sua collaborazione nell'illecita attività di smaltimento e stoccaggio dei rifiuti.



Cerci, irreperibile dallo scorso inizio agosto, dopo essere stato scarcerato dal Tribunale del Riesame, è stato individuato dai carabinieri la scorsa notte nella stazione ferroviaria di Salerno: è stato bloccato a bordo di un treno proveniente da nord Italia. Il 24 luglio scorso, il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, ha emesso nei suoi confronti un'ordinanza per il reato di estorsione in concorso con altre tre persone, Mirco Feola, Adamo Filippella e Francesco Fiorelli.



Le rivelazioni





Più pentiti, tra cui da ultimo Francesco Della Corte, colui che qualche mese fa con le sue dichiarazioni diede l'avvio ad una campagna di scavi alla ricerca di rifiuti tossici tra Villa di Briano e Casal di Principe, hanno chiamato in causa Cerci. «Il traffico di rifiuti tossici dal Nord alle campagne del Casertano - ha raccontato pochi mesi fa Della Corte in uno dei processi che vede imputato l'ex sottosegretario del Pdl Nicola Cosentino - era già in corso dall'inizio degli anni '90; a gestirlo era il boss Francesco Bidognetti tramite Gaetano Cerci e Cipriano Chianese, che si definiva massone e aveva contatti con Licio Gelli. Le sostanze, in particolare mercurio, fanghi e vernici provenienti dalle industrie del nord, venivano messi in bidoni di ferro e sotterrati almeno inizialmente in fondi agricoli, in particolare nei Comuni di competenza del clan Bidognetti, come Cancello e Arnone, poi in discariche dismesse.

Dal boss ho saputo anche che tali sostanze nocive sono state smaltite nel fiume Volturno e

soprattutto sotto l'asse mediano Nola-Villa Literno».

Gli scavi di alcuni mesi fa non hanno però fatto emergere i famosi fusti, ma dal sottosuolo sono

comunque stati dissotterrati rifiuti pericolosi provenienti proprio dalla realizzazione della Nola-Villa Literno.
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