Clan dei Casalesi, il pentito Iovine in aula: «Così festeggiavamo dopo gli omicidi»

Clan dei Casalesi, il pentito Iovine in aula: «Così festeggiavamo dopo gli omicidi»
di Mena Grimaldi
Venerdì 10 Ottobre 2014, 17:11 - Ultimo agg. 19:38
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CASERTA - Un ritorno sulle motivazioni che lo hanno spinto a collaborare e il racconto di come il clan dei casalesi si riuniva subito dopo aver commesso un omicidio e in quell'incontro decidere chi altro ammazzare.



E' sostanzialmente quanto ha raccontato oggi nell'aula del tribunale di Santa Maria Capua Vetere l'ex boss della camorra, Antonio Iovine, detto "O' Ninno", dal 13 maggio 2014 collaboratore di giustizia, durante il processo per l'omicidio di Sebastiano Caterino avvenuto il 31 ottobre del 2003 a Santa Maria Capua Vetere. Nel processo Iovine ha risposto alle domande del pm della Dda Sandro D'Alessio. "Dopo qualche giorno dall'omicidio - dice Iovine - ci incontrammo a casa di Sigismondo Di Puorto io, Michele Zagaria e Francesco Schiavone detto Cicciariello per festeggiare l'obiettivo raggiunto, come eravamo soliti fare, e per decidere chi altro eventualmente ammazzare".



Caterino fu ammazzato per volontà del clan dei casalesi in quanto era affiliato alla fazione opposta, ovvero a quella dei De Falco. "Perchè fu ammazzato dopo così tanto tempo dalla scissione dei De Falco dal clan dei casalesi?", chiede il pm. "Perché dal 1995 Sebastiano Carerino si era trasferito a Santa Maria Capua Vetere, si era un po' defilato - racconta l'ex boss dei casalesi - poi improvvisamente un mio affiliato, Andrea Garofalo, mi disse che lo aveva visto a San Cipriano in un macchinone con aria spavalda e noi decidemmo di chiudere il conto lasciato in sospeso".



"Qualche mese prima dell'omicidio - continua - facemmo due appostamenti andati a vuoto. Ma poi Francesco Schiavone Cicciariello si attribuì la paternità dell'omicidio incaricando Vincenzo Schiavone, detto Petillo, e il suo gruppo armato, di uccidere Caterino".



Iovine a chiusura della sua deposizione ha voluto ribadire le motivazioni che lo hanno portato alla collaborazione. "L'ho fatto innanzitutto per la mia famiglia - dice - ma anche perché è tutto finito. Il clan dei casalesi non esiste più. Invito tutti a seguire il mio esempio".