Crisi idrica in carcere, i detenuti chiedono lo sconto di pena

Crisi idrica in carcere, i detenuti chiedono lo sconto di pena
di Biagio Salvati
Lunedì 27 Luglio 2015, 23:02 - Ultimo agg. 28 Luglio, 08:55
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CASERTA - Una richiesta di sconto di pena di un giorno per ogni 10 passati in carcere o un risarcimento di 8 euro giornalieri, così come prevede un preciso articolo dell’Ordinamento Penitenziario sulla base della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali nei confronti di soggetti detenuti o internati. E’ questa la provocatoria forma di protesta adottata dai 1050 detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere, illustrata dalla Camera Penale presieduta dall’avvocato Romolo Vignola, venerdì scorso e ribadita ieri da Riccardo Polidoro, responsabile dell'Osservatorio Carceri dell'Unione Camere Penali, riferendosi alla situazione che stanno vivendo («come ogni estate») gli oltre mille reclusi del carcere sammaritano, il cui impianto non è mai stato allacciato alla rete idrica esterna. Per questo - ricorda Polidoro - i detenuti hanno firmato un'istanza, indirizzata al magistrato di sorveglianza, con la richiesta di risarcimento per le loro «condizioni disumane e degradanti». «Alcuni media si preoccupano degli shampoo dei vip a Capri mentre a Santa Maria Capua Vetere il disumano disagio dei detenuti per l'assenza dell'acqua è endemico. Se mancasse l'acqua in un ospedale, i media insorgerebbero, si griderebbe allo scandalo, si valuterebbero responsabilità politiche, i parenti dei degenti s'incatenerebbero sotto il nosocomio, avendo la totale solidarietà dell'opinione pubblica, oggi preoccupata dello shampoo dei vip», osserva Polidoro riferendosi all'attenzione mediatica sul caso di Capri, dove mancando l'acqua per alcune ore, i parrucchieri sono stati costretti a fare gli shampoo con la minerale. «L'acqua a Capri è tornata a sgorgare dai rubinetti, tranquillizza l'avvocato - Non così in alcuni istituti di pena e soprattutto a Santa Maria Capua Vetere, dove il disumano disagio è endemico». I penalisti sammaritani e l’ordine forense avevano chiesto l’attenzione su uno scandalo che da anni passa inosservato, nonostante lo sforzo operativo che la direzione del penitenziario - rappresentata da Carlotta Giaquinto - da anni mette in campo per utilizzando autobotti esterne che, purtroppo, incidono sui costi. «Ogni giorno - aveva spiegato il penalista Nicola Garofalo, a capo della commissione per i diritti dei detenuti della Camera Penale - il Dap spende parecchi euro per acquistare l'acqua da imprenditori privati: due litri di acqua vengono distribuiti ad ogni detenuto per bere, il resto arriva con le autobotti che riempiono il pozzo che alimenta il carcere».
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