Caserta. Domiziana, il trionfo del sesso in strada. Consigliere finte prostitute: ecco i clienti | Video

Caserta. Domiziana, il trionfo del sesso in strada. Consigliere finte prostitute: ecco i clienti | Video
di Aldo Balestra
Domenica 25 Gennaio 2015, 16:38 - Ultimo agg. 17:32
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Anastasia e Stefania fanno dondolare la borsetta con voluttuosa indolenza. Gonne corte, trucco pesante, scollature abbondanti. Strada Domiziana, località Pinetamare, a Castel Volturno. Si fermano un furgone, un camion, tante auto. I conducenti abbordano le due ragazze, mica possono pensare che sono consigliere comunali travestite da prostitute, e che tutto è ripreso da telecamere. E allora contrattano: «Trenta euro, ti va?». È mezzogiorno, caccia a minuti di sesso prima del panino: manco s’accorgono dell’uomo minuto, bardato di fascia tricolore.



Lui sbuca da una siepe, in mano il depliant della raccolta differenziata dei rifiuti. Non è un poliziotto, ma quella fascia da «ordine pubblico» incute timore. È un sindaco. Il sindaco, che si qualifica. C'è chi scappa via, altri capiscono e ascoltano prima di allontanarsi, senza sapere che tutti, duecento metri più avanti, sarebbero stati fermati, e multati, dai vigili urbani.



Benvenuti a Castel Volturno, provincia di Caserta, quella che resta la seconda spiaggia dei napoletani, epperò terra di prostitute e rifiuti, spacciatori di droga e furti a raffica, 26mila abitanti registrati e altri diecimila, africani, irregolari (oltre ai 5mila con permesso), stragi di camorra (come quella dei ghanesi, sei morti per mano del sanguinario Setola) e volontariato eroico per i senza-diritti, dissesto in Comune (42 milioni, mica bruscolini) e speranze, l'abusivismo disperato di Parco Saraceno nelle case lasciate dalla Us Navy che sembrano la Sarajevo della guerra, Regi lagni, monnezza e carcasse di bufalotti fino al mare, un porto distrutto e un progetto di ricostruzione da 130 milioni d'euro ancora al palo. Speranze poche. Realtà amara, amarissima.

Settantadue chilometri quadrati, l'immagine stuprata come le tante prostitute che mica possono denunciare i soprusi dei papponi e le rapine dei clienti. Dalla camorra che imperava, anche in Comune, alle macerie dell'oggi. Dallo Stato che interviene quando la misura è colma, come a luglio scorso, quando si affrontarono a Pescopagano, confine con Mondragone, bianchi e neri. Seguì la rivolta degli africani dopo la gambizzazione di uno di loro accusato del furto di una bombola di gas, le fiamme, le barricate. Arrivarono in forza carabinieri e poliziotti, persino il Reparto Mobile da Padova: «Mamma mia, qui è come l'inferno», pensò uno dei giovani agenti in servizio, campano mica veneto. Il ministro Alfano volle tenere a Caserta, in un infuocato primo agosto, il Comitato nazionale dell'ordine pubblico: «Vicini ai sindaci, ecco il Modello Caserta 2: governo in campo contro la violenza e per aiutare i primi cittadini, ci sono fondi anti-dissesto e per lo sviluppo, asili nido, parchi, strutture per anziani».



«Generare futuro». Così si chiamava quel progetto coniato sei mesi fa, i cui primi passi per la verità sono stati mossi, seppur tra i lacciuoli della burocrazia. Ma dopo quasi 180 giorni l'omino con la fascia tricolore, che strinse la mano ad Alfano ringraziandolo per l'impegno, scende in campo con una provocazione spettacolare, mediaticamente carica della sostanza di denuncia racchiusa in un hashtag appositamente coniato per l'occasione: #siamosoli.



Sulla Domiziana, allora, si gira a gennaio un incredibile, amarissimo «spot» del Comune, qui non ci sono vallate verdi e spiagge pulite da promozionare. Perchè Castel Volturno è satura di tensioni e problemi, polveriera che ogni tanto esplode. E allora lo spot, da oggi in internet, vuol raccontare all'Italia intera come un sindaco che intende fare la lotta (anche) alla prostituzione, in un territorio complesso come Castel Volturno, ha armi spuntate. Certo, pure lui ha emesso un'ordinanza come tanti suoi colleghi italiani, i clienti che intralciano il traffico e che si fermano a contrattare con le «lucciole» sulla Domiziana, strada di incidenti e morte (quattro vittime negli ultimi tre giorni, l'ultima, ieri, è stata Rosa, vent'anni e un volto d'angelo), vengono multati per 150 euro (e tutti conciliano).

«La Domiziana è il porto, il porto senza mare, da cui nessuno parte, dove tutto è sempre uguale», si sfoga il sindaco Dimitri Russo, 43 anni, commercialista in scarpe da tennis e passione per il rock anni '70, profilo Facebook agorà di confronto, idee di sinistra ma senza tesserino Pd, che a giugno scorso ha vinto incredibilmente le elezioni, rimontando al secondo turno uno svantaggio pesante, riportando un primo cittadino nel municipio sciolto per camorra, dopo tre anni di commissari prefettizi.



Un mese fa Russo, che in Comune s'è circondato di una squadra di giovani assessori e consiglieri (le «lucciole» Anastasia Petrella e Stefania Sangermano sono in Consiglio, elette nella lista «Cento volti per la svolta»), ha raccolto l'ennesimo sfogo di associazioni e residenti: «Sindaco, faccia qualcosa - gli hanno detto -. Le prostitute sono aumentate sulla Domiziana, non ne possiamo più. Provocano incidenti, è un meretricio senza fine e rispetto, per nulla e nessuno».



Vero, verissimo. La Domiziana, 26 chilometri, è una delle strade più «battute» d'Italia, soprattutto in territorio di Castel Volturno. Lo scrittore Marco Ciriello le ha dedicato un libro, «Il Vangelo a benzina», e un capitolo assai forte parla proprio delle sue prostitute: «È una strada vollente, di fianco tiene ancora i campi e pure la gente che li zappa, e in mezzo alle macchine che fujono trovi le negre. Madonne pittate che aspettano ai loro Giuseppe sotto oleandri che puzzano come arbremagic scaduti. La compagnia ce la fa la munnezza, a quelle che vanno bene, alle altre ci sta la terra che le macchine aizano, e loro spaparanzate cosce all'aria».



Oggi le «nere» sono in diminuzione. Ogni tanto qualcuna è pure morta ammazzata, come quella alta e bellissima, con la parrucca rossa, uccisa e abbandonata come un rifiuto in via Delle Dune, a Villa Literno, e che nessuno riconosce e reclama, tanto che il suo corpo è ancora in cella frigorifera, all'obitorio. Da due anni ci sono soprattutto slave e ucraine, albanesi e rumene: alte e slanciate, pelle bianchissima. «Sono calate da Giugliano - spiegano - perchè lì c'è un sacerdote che ha fatto una crociata, e la polizia le tartassa». Come ieri, quando gli agenti le rincorrevano, proprio a Giugliano. O come a San Nicola la Strada, sempre ieri, dove i carabinieri di Marcianise hanno arrestato una lucciola ucraina e denunciato tre rumene sorprese a battere sul «vialone» Carlo III, la strada perpendicolare alla Reggia di Caserta, che la vedi nitida dal «cannocchiale» disegnato da Vanvitelli.



«Siamo invasi e il fenomeno non è arginabile con le insufficienti forze dell'ordine che presidiano il territorio, ecco perchè ho pensato allo spot - spiega pacato Dimitri Russo -. Qui non riusciamo più a vedere al di là dei tacchi e delle gonne. Dramma e disagio s'incrociano terribilmente. Non c'è solo chi offre il proprio corpo per scelta o costrizione, qui c'è gente che vive, abbandonata, dimenticata, rassegnata, ai margini del marciapiede più trafficato d'Italia, nella città più contraddittoria del mondo, dove anche le nostre studentesse in attesa alla fermata dell'autobus sono "prede" in offerta».



Parte l'idea dello spot. Balzana, sarà giudicata da alcuni. «Sì, abbiamo alzato il tiro - continua il commercialista-sindaco che sogna di cambiare il suo paese -. Mi creda, è uno schiaffo che mi sono dato in volto anche io, e che ho dato allo Stato sopra di me. Perchè qui, e non solo per questo, lo Stato resta assente. Le regole non valgono, ed occhi assuefatti hanno abboccato. Le due mie coraggiose consigliere comunali, Anastasia e Stefania, si sono finte prostitute e hanno abbordato almeno quindici clienti in un'ora e mezza. L'hanno fatto con coraggio, provando vergogna, ma fiere di difendere il loro paese dalla solitudine e dal silenzio. Nessuno le ha riconosciute. Nessuno ha chiesto «chi sei?», ma solo «quanto prendi?». Perché qui si paga il servizio, e del resto non importa a nessuno. Perché lo Stato, in questa terra, non è nessuno».



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