Il «concorso esterno» per Diana: magistrati e difesa, letture diverse

Il «concorso esterno» per Diana: magistrati e difesa, letture diverse
di Gigi Di Fiore
Martedì 7 Luglio 2015, 10:11
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L'ex senatore Lorenzo Diana, per anni simbolo dell'antimafia nella terra del clan dei Casalesi, punta tutte le sue carte difensive nell'interrogatorio che ha sollecitato, non ancora fissato. Con il passare dei giorni l'indagine, dove l'ex senatore è accusato di concorso esterno in associazione camorristica, appare sempre più delicata.



Quello che accadde tra il 1994 e il 2006, gli interessi del clan dei Casalesi nell'affare metano, le connivenze della Cpl Concordia la cooperativa rossa concessionaria della metanizzazione nell'agro-aversano, il ruolo avuto da imprenditori e politici sono elementi da continue sorprese. Le date sono importanti, come la ricostruzione del contesto storico in cui si inserisce l'ultima vicenda su cui indaga la Dda napoletana. Il 1994, ad esempio. È l'anno della prima elezione al Senato di Lorenzo Diana nelle liste del Pd. Da sei anni, è stato ucciso Antonio Bardellino. Sono esplose nel clan le guerre di successione, solo un anno dopo sarebbe scattato il blitz della prima grossa inchiesta sui Casalesi, quella storica avviata da Federico Cafiero de Raho con il sostituto procuratore nazionale Lucio Di Pietro, denominata Spartacus. L'agro aversano è oppresso dalla cappa asfissiante di una mafia-camorra, che uccide, taglieggia, entra negli appalti, condiziona la politica locale lontano da riflettori e senza ancora molte inchieste giudiziarie in grado di fermarla. È proprio allora, tra il 1994 e il 1995, che il consorzio Eurogas firma le prime convenzioni con i comuni di Casal di Principe, San Marcellino e Villa Literno, per la metanizzazione. Il progetto prevede finanziamenti statali Cipe per il 65 per cento e il resto a carico dell'Eurogas.



Ha spiegato agli inquirenti, l'ingegnere Mario Elena, oggi novantenne, allora amministratore del consorzio: «Intorno al 1996/1997, non essendo iniziati i lavori ed essendosi quasi fermati i contatti commerciali con i comuni interessati, fummo contattati da una persona che veniva per conto di uno dei sindaci di quei paesi per sondare la mia disponibilità a cedere le concessioni ad un'altra ditta». E ancora, il passaggio più delicato: «Approfittando del nostro timore per la presenza in quei paesi della criminalità organizzata, mi fu proposto il subentro per una cifra assolutamente ridicola fissata in 50mila lire. Accettai». Chi era l'emissario che si presentò a Cervinara in nome di uno dei sindaci? Di certo, appena due mesi dopo la cessione della concessione dall'Eurogas alla Cpl Concordia, venne approvata una legge di finanziamento statale per mille miliardi di lire sulla metanizzazione nel Mezzogiorno. Dopo essere stato sentito dagli inquirenti, l'ingegnere confida in auto alla figlia Paola che, a differenza dei suoi soci, non aveva paura dei Casalesi e aggiunge «A me fecero parlare con un capo mafia, e io questo a loro non gliel'ho detto!». E poi ammette di aver ceduto la concessione, che avrebbe servito un territori esteso, per appena 50mila lire. Quasi una cessione a costo zero. Arriva la Cpl Concordia, appena pochi mesi dopo la cattura del latitante Francesco Schiavone «sandokan», il secondo tra i capi, dopo Francesco Bidognetti, a finire in galera. Restano latitanti Antonio Iovine e Michele Zagaria. Il 1999 è anche l'anno dell'arresto dell'affiliato Nicola Panaro, uomo del gruppo Schiavone, che da attuale collaboratore di giustizia racconta come la Concordia fosse «disponibile a dare gli appalti per i vari comuni, non so se in subappalto o in appalto, alle imprese che noi gli segnalavamo». E aggiunge un particolare che risulta in sintonia con quanto dichiara anche il boss pentito Antonio Iovine. Dice Panaro: «Questa ditta, ora non posso essere preciso perché poi non ho continuato il rapporto e non sono andato nei dettagli, questa impresa madre, l'unica cosa che voleva riservarsi era il comune di San Cipriano D'Aversa, cioè noi potevamo dare i nomi delle nostre imprese per tutti gli altri comuni tranne San Cipriano».



Entra in scena Lorenzo Diana. Dal 1996 al 2006 è senatore componente della commissione parlamentare antimafia. Per due anni, dal 1999 al 2001, ne è anche segretario. Tra i fondatori del Pd, è politico di riferimento della sinistra nel difficile territorio dove è presente il clan dei Casalesi. Sulla metanizzazione, nel suo territorio fa il tifo naturalmente per le cooperative rosse in contrasto con i politici della destra, come Nicola Cosentino. Aggiunge, dunque, Panaro: «Questa impresa doveva, inizialmente si disse, accontentare un politico della sinistra di San Cipriano, Lorenzo Diana». A gestire l'affare per il clan è Michele Zagaria, affidandosi alla mediazione dell'imprenditore, finito in carcere, Antonio Piccolo. A Casapesenna lavora la ditta di Piccolo, a Casal di Principe quella di Claudio Schiavone. Nel comune di San Cipriano, invece, i fratelli Pirozzi. È Antonio Iovine a fornire i nomi di tutti gli imprenditori, che lavorarono alla metanizzazione su segnalazione del clan e per incarico diretto della concessionaria Cpl: Piccolo a Villa Briano oltre che a Casapesenna; Nicola Di Bello a San Marcellino; Giovanni Di Tella a Frignano Maggiore; Claudio Schiavone a Casal di Principe e Villa Literno. Secondo la ricostruzione investigativa, la cessione della concessione alla cooperativa rossa Cpl Concordia fu forzata, per l'interessamento politico di Diana. L'ex senatore avrebbe ottenuto, insieme con il sindaco Angelo Reccia, di riservarsi la segnalazione della ditta per i lavori a San Cipriano d'Aversa, suo paese di residenza.



E qui scatta l'ipotesi di concorso esterno in associazione camorristica, per un presunto accordo indiretto che portò guadagni ai Casalesi: la spartizione degli incarichi alle ditte sulla metanizzazione nei sette comuni dell'agro. Diana fu «facilitatore» del business delle ditte mafiose, sostiene il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli. Di certo, vi fu l' interesse politico di un senatore del Pd a portare a lavorare sul suo territorio una cooperativa rossa. Quell'interesse viene letto dagli inquirenti come accordo indiretto con il clan mafioso, nella consapevolezza che su quei lavori avrebbero messo le mani anche i Casalesi con le loro ditte. Vero, falso? Racconta Angelo Matano, dipendente della Concordia: «Lorenzo Diana era il referente politico sul territorio casertano della Cpl Concordia. Mi fu riferito dall'ingegnere Giulio Lancia». Quando seppe di doversi occupare della metanizzazione nell'agro aversano, Matano racconta di aver espresso perplessità per «la presenza mafiosa sul territorio». Gli rispose il vice presidente Severo Barotto, dicendogli di «stare tranquillo, perché la Cpl aveva ricevuto rassicurazioni da parte del senatore Lorenzo Diana, notoriamente attivo nel contrasto alle mafie, che le ditte impiegate nello svolgimento dei lavori erano tutte affidabili e non collegate alla criminalità organizzata». Era il 1999, Diana era segretario della commissione antimafia. Era davvero sicuro di poter garantire la trasparenza dei lavori? Anche in questo caso, una stessa affermazione può essere interpretata in due modi: politico, o penale. Nella telefonata intercettata con Diana, l'ex presidente della Concordia, Roberto Casari, gli dice: «Avevo delle preoccupazioni, delle perplessità, dopo fai lavorare la gente del posto e amen insomma, non si può mica dire non facciamo l'acquedotto perchè è un ambiente camorristico. Quando ce lo hai chiesto, noi ci siamo andati, abbiamo cercato di fare le cose fatte bene e via che siamo andati». Come leggere questa frase? In una delle telefonate intercettate con alcuni giornalisti, Lorenzo Diana spiega, a scatti: «Su un territorio del genere... convinto che….. come dire ci tenemmo ben lontani. perché ditte si avvicinavano. Si candidavano ovviamente…. Queste ditte…. Avevano… contatti…. ma i fatti, con la camorra...».



Anche in questo caso, l'interpretazione offre margini interpretativi di ambiguità: è l'analisi di un conoscitore del territorio e del fenomeno mafioso, o l'ammissione di conoscenze dirette non denunciate in quegli anni?




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