​Lidl apre a Curti e assume 8 giovani. Con 2 dirigenti gestiranno 1000 mq

​Lidl apre a Curti e assume 8 giovani. Con 2 dirigenti gestiranno 1000 mq
di Claudio Lombardi
Martedì 28 Ottobre 2014, 09:05 - Ultimo agg. 10:00
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Volete che non sia una buona notizia? «Lidl», il colosso tedesco della grande distribuzione, con oltre 570 punti vendita in Italia e più di 10mila dipendenti, annuncia che per l'apertura del supermercato a Curti, sull'Appia, ha assunto otto giovani. Le «matricole» faranno parte del team di dieci collaboratori che gestirà una struttura di mille metri quadrati, aperta tutti i giorni, con orario continuato, compresa la domenica (fino alle 14).



La società fa sapere che al taglio del nastro, previsto per giovedì mattina, alle 8.30, sarà presente pure Michele Di Rauso, il sindaco della città, soddisfatto - è comprensibile - della ricaduta occupazionale e dell'aver incrementare gli introiti del Comune alle voci imposta sugli immobili e oneri di urbanizzazione. In una provincia devastata dalla crisi economica e con un tasso di disoccupazione da fase post-bellica, persino l'assunzione di un numero a una cifra di addetti riesce a scaldare il cuore. Solo che per otto fiammelle accese sono migliaia le ombre di chi, negli ultimi vent'anni, ha riposto il futuro sugli scaffali e oggi si ritrova a casa senza prospettive.



Ormai, l'esercito di fanatici del carrello e delle file alle casse si è ridotto: i casertani comprano sempre di meno, risparmiando persino sugli alimentari. Nelle fotografie dell'Istat, le percentuali sui consumi sono in caduta libera. A fatica, resistono i discount, come Lidl, per l'appunto, ed Eurospin; store di dimensioni contenute, dall'ambientazione spartana, dal prezzo basso e dall'offerta «irresistibile». Per il resto è la solita catastrofe.



Soffrono tutti, e la flessione riguarda ogni categoria merceologica, a dimostrazione che il calo del potere d'acquisto è solo una parte del problema; a fallire sono un modello di business, che, nella rincorsa al profitto e ai fatturati ipertrofici, non ha saputo adeguarsi ai tempi, e una classe politica, colpevole di essere stata quantomeno distratta, se non omissiva. Non si spiega altrimenti, ad esempio, come i «Giardini del sole» di Capodrise, avanguardia dei centri commerciali di Terra di Lavoro, abbia chiuso i battenti; negli anni Novanta, l'area di via Retella era un distretto di eccellenza, ora è una landa desolata.



Il primo ad alzare bandiera bianca è stato, l'anno scorso, Iperspar (l'ex Carrefour). Poi, a seguire, Brico Verde e, l'estate scorsa, Mercatone Uno. Il conto, in termini di perdita di posti di lavoro, è stato di oltre trecento dipendenti. Eppure, l'area rappresenterebbe un bacino di crescita appetibile per la sua localizzazione strategica. Forse, se davvero si voleva scongiurare la desertificazione, bisognava crederci di più, creare infrastrutture e investire soldi veri. È evidente che ci siano stati degli errori nei piani industriali, è altrettanto evidente che, almeno in taluni casi, la lotta è stata affidata a manager incapaci. Appare chiaro anche che dietro a queste operazioni di dismissioni e liquidazioni ci sia stata la mano delle banche e della facile e redditiva speculazione fatta sulla pelle degli imprenditori e dei lavoratori. È innegabile, tuttavia, che, se un patrimonio è stato dissipato, esistono delle precise responsabilità di chi ha governato.