Minacce, l'ex sindaco al processo: «Zagaria mi disse che se avessi continuato a parlare di legalità mi avrebbero ucciso»

Minacce, l'ex sindaco al processo: «Zagaria mi disse che se avessi continuato a parlare di legalità mi avrebbero ucciso»
di Mary Liguori
Martedì 6 Ottobre 2015, 12:53 - Ultimo agg. 14:05
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CASERTA - Ha confermato le accuse al suo ex compagno di partito, ribadendo, come aveva fatto in sede di denuncia, che Fortunato Zagaria gli disse che se continuava ad augurarsi la cattura dei latitanti dei Casalesi, e a parlare di legalità, lo avrebbe ammazzato. Giovanni Zara, ex sindaco di Casapesenna, ha testimoniato stamane a Santa Maria Capua Vetere nel processo che vede alla sbarra un altro ex primo cittadino, Fortunato Zagaria, e il capoclan dei Casalesi, Michele Zagaria.

«Nel 2008 organizzai un dibattito sulla legalità assieme al Comitato Don Peppe Diana, quando ne parlai con Fortunato Zagaria mi disse che se proprio dovevo farlo, sarebbe stato meglio per me se mi fossi seduto in ultima fila», ha detto.

Successivamente, a dire di Zara, l'ex sindaco Zagaria gli disse di temere di essere sotto intercettazione da parte dei carabinieri. «Mi confidò che avrebbe fatto bonificare lo studio da eventuali cimici, e dopo quindici giorni ricevetti una lettera anonima con le foto dei boss Antonio Iovine e Michele Zagaria».

A quel punto, Zara iniziò ad avere paura e decise di mettersi in contatto con la Dda, poi anche con la Dia. «Incontrai il pm Giovanni Conzo, poi parlai con un commissario della Dia che mi chiese di contattarlo qualora avessi avuto notizie sul luogo in cui si nascondeva Michele Zagaria, che all'epoca era latitante»

Fu, ha raccontato Zara, dopo l'arresto dei latitanti Oreste Spagnuolo e Alessandro Cirillo, che arrivarono le minacce esplicite. «Scrissi un comunicato che fu pubblicato dai giornali nel quale lanciavo un appello alle forze dell'ordine affinché stanassero anche Zagaria e Iovine: Luigi Amato e Fortunato Zagaria ebbero una reazione furiosa e mi dissero che se non la smettevo avrei fatto la fine di Antonio Cangiano» (Cangiano fu ucciso in un agguato, ndr).

Secondo il teste, i due lo informarono che quella non era una loro iniziativa, ma che era stato il boss Michele Zagaria a chiedere informazioni circa l'articolo che fu pubblicato.

Il boss, recluso al 41bis nel carcere di Opera, ha assistito all'udienza collegato in videoconferenza.
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