Caserta. Il gip: «Poliziotti infedeli amici di D'Alessio». Gigi in Procura: «Fango, io estraneo»

Gigi D'Alessio esce dalla Procura
Gigi D'Alessio esce dalla Procura
di Mary Liguori
Venerdì 9 Ottobre 2015, 10:01 - Ultimo agg. 23:03
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La «scorta» a Gigi D'Alessio è solo la punta di un iceberg le cui radici affondano, salde, nello spaccio di droga per la Caserta bene, venduta sotto la copertura del clan Belforte di Marcianise, e in una serie di abusi che vanno dall'utilizzo dell'auto civetta e dei locali del commissariato per fare sesso con delle ragazze, fino alla distorsione della funzione di poliziotti, capaci di far piazza pulita di pusher di gruppi avversari al loro.

Le tre divise «sporche», arrestate ieri dalla squadra mobile di Caserta, rispondono a vario titolo dei reati di spaccio, peculato, corruzione, abuso d'ufficio e di una serie di reati contro la pubblica amministrazione che toccano anche la certificazione di ore di lavoro straordinario mai effettuate.

Sono sedici le ordinanze spiccate dal gip Carlo Alessandro Modestino su richiesta del sostituto procuratore antimafia Luigi Landolfi.

Le indagini, condotte dagli uomini della Squadra Mobile di Caserta del vicequestore Alessandro Tocco, sono durate un anno: dal 2013 fino al dicembre del 2014 quando, la microspia nascosta nell'auto di uno dei poliziotti indagati, viene stranamente scoperta: l'episodio, che fa immaginare la presenza di una talpa che abbia rivelato all'agente colluso la presenza della cimice, è tutta da chiarire anche perché i pentiti parlano di almeno altri tre poliziotti, oggi in servizio a Roma e a Santa Maria Capua Vetere, che avrebbero fatto parte del gruppo criminale sgominato la notte scorsa. Sono tre, al momento, gli agenti finiti in carcere. Tra tutte, è quella di Nunzio Camarca la posizione più complessa: risponde di spaccio, ma anche di aver recuperato crediti per conto dei pusher. Anche sua moglie, Isabella Laddaga, è finita in manette. L'altro agente da ieri in prigione è Alessandro Albano: secondo il gip per anni l’agente ha arrestato solo gli spacciatori del gruppo avverso al suo, allo scopo di eliminare la «concorrenza».

Ed è sempre lui, componente dell’entourage di Gigi D'Alessio, ad accompagnare il cantante, con la pantera della polizia a sirene spiegate, da piazza Municipio a via Luca Giordano a Napoli, l'11 dicembre del 2013: l'artista doveva presentare il suo ultimo lavoro discografico alla Fnac ed era in ritardo, il poliziotto lo accompagnò fino al luogo dell'evento.

D'Alessio non è indagato perché la procura non ha riscontrato dolo nella sua condotta, ma oggi verrà interrogato dal pm Landolfi come persona informata sui fatti. Anche la sua compagna, Anna Tatangelo, verrà ascoltata dal pubblico ministero.

Il terzo agente arrestato, Domenico Petrillo, è accusato di essersi recato dal pregiudicato Donato Bucciero facendo da autista a Camarca che, a casa dell'affiliato ai Belforte, andava a ritirare la droga da spacciare. Sono due i gruppi di spacciatori sgominati ieri, ed entrambe le gang venivano supportate dai poliziotti infedeli in vari modi. Il gip scrive che, in diverse occasioni, i poliziotti hanno chiuso un occhio sulle attività illecite di Giuseppe Liberato, ritenuto a capo di uno dei due gruppi; in cambio ottenevano da lui informazioni confidenziali.

D'Alessio in Procura. «Oggi sono stato ascoltato esclusivamente in qualità di testimone dalla procura e ho chiarito che l'ispettore capo arrestato ieri non è mai stato membro del mio staff. Sono estraneo ai fatti». Lo afferma il cantante Gigi D'Alessio dopo essere stato sentito come persona informata sui fatti dal pm della Dda di Napoli Luigi Landolfi in merito all'inchiesta che ieri ha portato in carcere per traffico di droga 16 persone, tra cui tre poliziotti, uno dei quali, secondo l'accusa era al servizio dell'artista.

«Ho chiarito interamente - prosegue il cantante napoletano - i termini dei miei rapporti con uno dei poliziotti coinvolti nella vicenda. Ho messo in evidenza la mia totale estraneità ai fatti contestati ai poliziotti, e mi è stata confermata anche dagli organi di procura la mia posizione di testimone. In procura ho trovato serietà ed equilibrio». D'Alessio attacca poi i media. «L'unico danno - dice - che ho subito da una parte della stampa è l'accostamento del mio nome ai gravi fatti contestati agli arrestati. Una valanga di fango che mi ha ferito profondamente. Mi auguro domani di constatare che si dedichi la stessa attenzione per ripristinare la mia immagine pubblica e la mia dignità di uomo».

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