Sul New York Times la battaglia di suor Rita contro la tratta delle schiave

Sul New York Times la battaglia di suor Rita contro la tratta delle schiave
di Laura Cesarano
Lunedì 4 Maggio 2015, 22:59 - Ultimo agg. 5 Maggio, 15:42
2 Minuti di Lettura
CASERTA - «L'80 per cento della prostituzione che si vede in strada è frutto della tratta di schiave. Ma anche quando non lo è, quanto si può essere libere per arrivare a vendersi?». Di suor Rita Giaretta e della battaglia contro il traffico di esseri umani si è occupato in queste ore il New York Times. Ma lei non si stupisce. «Siamo nel villaggio globale». La storia raccontata dal quotidiano americano è quella di una donna di nazionalità nigeriana, arrivata in Italia su una carretta del mare e messa sul marciapiede dai trafficanti, gli stessi che le avevano organizzato il viaggio promettendole una vita dignitosa. Appena sbarcata, svanite le promesse di lavoro, si è trovata già debitrice con loro della cifra arbitraria di 50mila euro, il prezzo di una libertà che non avrebbe mai potuto agguantare, il prezzo da racimolare giorno dopo giorno e notte dopo notte, vendendosi. Anche a 10 euro, perché il mercato va così.

Gettata nelle strade di Palermo. Guardata a vista dai suoi aguzzini ma anche, per fortuna, dalle suore volontarie che l'hanno convinta e aiutata a tirarsi fuori da quell'inferno che durava ormai da tre anni. Sono state loro a indirizzarla a suor Rita e a Casa Rut, la casa famiglia attiva a Caserta da vent'anni, 370 vite finora restituite alla dignità, e ora anche una cooperativa sociale che ha un nome programmatico, New Hope, nuova speranza, e anche una mission in linea: combattere la cultura del rifiuto, trasformare lo scarto in risorsa. Così, dopo i colorati prodotti di gusto africano, la sartoria ora, in omaggio all'integrazione, valorizza anche i giacimenti locali: «Sono entrati in produzione alcuni oggetti, come ad esempio i portamonete, realizzati con seta di San Leucio». Bastano anche scampoli e l'ottica non cambia: ribaltare le cose, in una rivoluzione pacifica e perpetua, a bordo di un diesel dell'impegno, affidabile e costante, che punta dritto al risultato e non fallisce perché al centro del progetto c'è la persona. Niente regole e scadenze: si dà aiuto e accoglienza per tutto il tempo necessario. Si accolgono madri e bambini e li si avvia al reinserimento, al lavoro, a scuola. Si accolgono prostitute bambine. «L'ultima - racconta suor Rita - è stata venduta quindicenne per mille euro». Tanto è disposto a pagare chi vuol essere orco per primo. La formula di Casa Rut, e ora anche quella di New Hope, è diventata famosa nel mondo. Sui libri di suor Rita si «studia» negli istituti religiosi degli Usa. Donne che aiutano donne: sono soprattutto le suore, unite in una rete che accoglie 70 diverse congregazioni, a combattere la nuova schiavitù dalle cifre milionarie. «Noi aiutiamo le donne ma la società deve cominciare ad aiutare gli uomini, i clienti di queste vittime: non comprendono il valore dell’affettività, della dignità, della vita».