Zinzi, la doppia vita della bella badante clandestina: «Uno sguardo misterioso»

Zinzi, la doppia vita della bella badante clandestina: «Uno sguardo misterioso»
di Francesco Romanetti (inviato)
Martedì 9 Giugno 2015, 17:09 - Ultimo agg. 17:59
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Caserta. Bruna di capelli, non molto alta. Carina. Non una bellezza prorompente. Ma graziosa. «Sicuramente la più carina tra le colf e le badanti del palazzo», azzarda uno degli inquilini di via Giotto. Ventitre anni, occhi scuri, sguardo mite: ma - almeno a pensarci adesso - forse uno sguardo anche «un po' misterioso». Zigomi alti, tratti delicati ed asiatici. Come le donne del Kirghizistan, piccola repubblica ex sovietica sperduta tra Kazakhstan e Cina, paese dal quale proveniva la giovanissima baby sitter - senza permesso di soggiorno e senza regolare contratto di lavoro - rinchiusa da ieri nel carcere femminile di Pozzuoli. Fortemente sospettata di essere stata lei la basista della rapina, feroce e spietata, avvenuta venerdì mattina, in pieno centro, a Caserta. Dunque sarebbe stata lei, la ragazzina venuta da molto lontano, che alcuni ricordano in jeans e maglietta, ad aprire la porta blindata dell'appartamento al primo piano del Parco Gabriella, via Giotto 22, intorno alle 11,30. Lei a far entrare i tre complici nella casa dove prestava servizio da un po' di tempo, mentre Mara Zinzi era con la figlioletta di tre anni nel bagno. Per questo la porta non presentava nessun segno di effrazione. Si era pensato che i rapinatori avessero potuto fabbricarsi una chiave, dopo aver preso un calco della serratura. Ma se le accuse - pesantissime - che ieri hanno portato al fermo della kirghiza carina e dagli occhi dolci, risultassero confermate dalle indagini, allora è chiaro che la baby sitter non avrebbe dovuto fare altro che attendere il momento convenuto per far entrare i rapinatori nell'appartamento. E sarebbe stata sempre lei a riferire le abitudini della famiglia dove lavorava. Lei ad indicare la presenza di almeno una delle due cassaforti. Lei a intrattenersi con la bambina mentre i tre aggressori seviziavano Mara Zinzi, la minacciavano con i coltelli presi dalla cucina, la ustionavano con la piastra dei capelli, le gridavano che l'avrebbero uccisa insieme con la figlia se non apriva anche la seconda cassaforte. E sempre lei, la «più carina tra le colf e le baby sitter del palazzo», a far finta di prendersi qualche ceffone, a simulare terrore, ad essere legata e imbavagliata prima che i tre se ne andassero col malloppo (parecchio denaro e oggetti d'oro: di cui, sempre lei, avrebbe poi avuto una parte).

Pomeriggio di pioggia.

Via Giotto sembra più deserta del solito. All'angolo della strada c'è il supermercato Carrefour. Qui Mara Zinzi viene regolarmente a fare la spesa. Recentemente è venuta con la figlioletta di tre anni, accompagnata dalla ragazza dagli occhi neri. «Sì, la ricordo, ma molto vagamente - dice il direttore del negozio - non saprei dire neppure con precisione se è bionda o bruna. Forse, sì, capelli scuri. Ma non una persona appariscente, non una che si nota particolarmente insomma».

Qualche decina di metri più avanti, proprio di fronte al civico 22, c'è la scuola materna privata Min Club. «La signora portava qui la bambina - racconta una donna - Qualche volta mi sembra che sia venuta anche una ragazza con lei. Ma non riesco a mettere a fuoco la fisionomia. Capelli scuri, non molto alta, questo sì».

Rosario Prudente è il custode del civico 43, un centinaio di appartamenti, aiuole ben curate, condominio dall'aspetto più che decoroso. «Qui ci lavoro da più di vent'anni - dice - e conosco quasi tutti. Però questa ragazza non me la ricordo proprio. Può darsi pure che l'abbia incontrata, perché anche mia figlia va al Min Club. Ma non saprei dire niente di lei». Rosario Prudente ne approfitta però per far sapere che quest'isola felice che sarebbe il Parco Gabriella, secondo lui non è per niente un posto tranquillo. «Guardi, proprio il giorno prima che succedesse il fattaccio, la rapina - spiega - io ero andato in Questura: per segnalare tutti gli strani movimenti che ci sono qui la sera, dallo spaccio di droga ai furti d'auto, e ad informarmi per avere un porto d'armi...».

C'è un inquilino del civico 22, invece, che la ragazza del primo piano l'aveva notata. «Io abito al quinto piano - dice - la vedevo giocare con la bambina, nel terrazzo al primo piano. Sì, senza dubbio carina. Era qui da un po' di tempo. Credo da almeno un mese. L'ho vista spesso. Ripeto: mi affacciavo e la vedevo. Qualche volta l'ho incontrata davanti al portone».

Qui da poco. Massimo un mese. Forse ancor meno. Venuta apposta per mettere a punto il colpo. Introdottasi in casa della famiglia Avecone-Zinzi con l'inganno. Dunque - sempre che le accuse risultino poi suffragate da prove - la brunetta di ventitré anni ha interpretato la sua parte fin dal primo momento. Basista: ma con quale legame - e da quanto tempo - con i rapinatori? Restano, ovviamente, molti punti oscuri o aspetti da chiarire. Prima di tutto: se sei in Italia senza permesso di soggiorno e metti in piedi una messinscena criminale, ti fai legare durante la rapina e poi ti ricoverano in ospedale, non puoi non immaginare che la prima cosa che poi ti chiederà la polizia sono i documenti da cui risulti se sei o meno in regola. E se non sei in regola è altrettanto ovvio che qualche sospetto su di te in qualche modo ricada. Prima notte in carcere per la ragazza venuta dal Kirghizistan. Se già si è tradita una volta, sotto interrogatorio, oggi potrebbe dire molto di più.

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