L'eros della letteratura nei racconti della Picart

L'eros della letteratura nei racconti della Picart
di Francesca Romanetti
Sabato 3 Maggio 2014, 11:04
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Era ora: finalmente un po’ di eros. Vero, forte, vivo. Dopo le oltre 150 sfumature di qualche tinta, le lezioncine tuttologiche di maestrini di vita (che dalle rubrichette dei quotidiani si trasferiscono in volumetti) e i romanzetti di scrittorelli e scrittorelle nostrani in cerca di lettori che fanno ooh, arrivano - niente di meno che da Cuba - un po’ di racconti che ripercorrono, con stile originalissimo e raffinatissimo, il genere erotico.

L’autrice si chiama Gina Picart ed è ora pubblicata in Italia dall’editrice Nova Delphi con la raccolta Olio su tela (traduzione di Serena Ferraiolo, pagg. 128, euro 12). Va detto subito: l’erotica Gina non è per niente esotica. Chi cercasse climi, atmosfere e sensualità caraibici resterà fortemente deluso.

Nei racconti di Gina Picart compaiono invece la pittrice polacca Tamara de Lempicka, tre francescani che arrivano in un’abbazia, Edgar Allan Poe, Jorge Luis Borges e Julio Cortazar che indagano viaggiando nei mondi e nei tempi, una specie di principe Vlad, il futuro San Vitale copista altomedievale a Ravenna...

L’unico riferimento a Cuba, in uno dei racconti, è una scatola di grossi sigari «Romeo y Julieta», che vengono però adoperati in una villa di Nizza per un fantasioso gioco lascivo tra una donna matura ed un ragazzo muto, che poi verrà atrocemente massacrato e bruciato.

Perfino di sole ce n’è poco in Olio su tela: prevalgono cieli plumbei, mattinate gelide.
Non è facile fare letteratura erotica. Più che la volgarità o la pornografia, si rischiano spesso la banalità e l’ovvietà. Gina Picart usa invece il sesso per inoltrarsi (e inoltrarci) nella psiche più remota e misteriosa, negli abissi dell’io, nei territori ai confini tra il bene e il male, tra il reale e il sogno.

Così per la monaca Eude, protagonista e voce narrante del racconto «Apocalisse colomba sulla neve», l’eccitazione del corpo equivale ad una gioiosa e ribelle scoperta di sé, che nell’anno 999 significa precorrere di un millennio - disperatamente e titanicamente - la rivoluzione sessuale. Formidabile la descrizione di Eude che - per inviare in una prigione un messaggio proibito - scrive con un pennello sul corpo nudo di un novizio: il quale, tremando al gelo, non trattiene il suo straripante piacere.

Scrittrice colta, vincitrice a Cuba del prestigioso Premio Carpentier, Gina Picart continua con Olio su tela la sua ricerca del lato oscuro e tragico della vita. Tremendamente angosciose e rivelatrici le poche pagine di «Areté per Vlad de Rais», dove il protagonista - mezzo Vlad-Dracula e mezzo Gilles de Rais-Barbablù - nella buia stanza di un castello evira un bambino dal corpo efebico, per poi violentarlo penetrandolo nella sua mutilazione.

Il principe assassino, tormentato dalla sua stessa mostruosità, è poi preso dall’angoscia di un’infinita solitudine, osservando suo figlio dormiente.
Se tra i racconti non è il migliore quello il cui sottotitolo dà il nome alla raccolta («Finestra sul mare. Olio su tela»), giocosamente impeccabile risulta «Il nome della fossa. Marginalia», che non solo riecheggia Il nome della rosa di Umberto Eco, ma è costruito con citazioni - anche letterali - tratte da romanzi e racconti di Poe, Borges, Cortazar e dello stesso Eco.

Un’indagine in un monastero (medievale?) si trasfigura così in un passaggio e in una fuga da un sogno all’altro, dove sono (coscienti di essere) intrappolati personaggi e protagonisti. Ingannevoli appaiono specchi, labirinti, quadri attraverso i quali si attraversano le epoche.

E anche «Virginia, Dama di Shallot, con la sua doppia vagina tentatrice» risulta foriera di inganno «poiché in realtà si trattava di una mera allegoria». Come è l’eros, come è il piacere del corpo, come è l’impero dei sensi. Come è, forse, la vita stessa.
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