La rivoluzione comunicativa di Papa Francesco in un libro di Massimo Milone

La rivoluzione comunicativa di Papa Francesco in un libro di Massimo Milone
di Donatella Trotta
Domenica 6 Aprile 2014, 17:54 - Ultimo agg. 8 Ottobre, 18:07
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Raccontare, e far raccontare, il Papa. Questo Papa. Il primo Pontefice gesuita, argentino, venuto quasi dalla fine del mondo con le periferie nel cuore, dopo il gesto rivoluzionario di ritiro in vita di un altro Pontefice. In un momento storico di radicale transizione. Non soltanto per la Chiesa. E leggere, in chiave comunicativa, il primo anno di Pontificato attraverso le parole di questo Papa, il suo linguaggio, i suoi gesti, le sue scelte, in particolare rispetto al complesso e frastagliato mondo dei media e dei suoi operatori: spesso in crisi di identit (e, talvolta, di credibilit e di etica) di fronte ai veloci cambiamenti in atto nell’era dell’informazione. la sfida che ha accettato di accogliere Massimo Enrico Milone nel suo nuovo libro "Pronto? Sono Francesco. Il Papa e la rivoluzione comunicativa un anno dopo" (Libreria Editrice Vaticana, pagg. 239, euro 15).

Il volume sarà presentato lunedì 7 aprile, alle ore 18, presso la Casa dei Gesuiti Istituto Pontano (Corso Vittorio Emanuele 581), a cura dell’Associazione Ex Alunni dell’Istituto Pontano dei Padri Gesuiti, guidata da Dino Falconio, che introdurrà e modererà i lavori. Dopo i saluti di Tina Moccia, Rettore dell’Istituto Pontano, Don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana e di Amedeo Manzo, presidente della Banca di Credito Cooperativo di Napoli, discuteranno dei temi del libro, insieme con l'autore, Alessandro Barbano, direttore de «Il Mattino», Lucio d’Alessandro, Rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa, padre Roberto Del Riccio SJ, Rettore del Pontificio Seminario Campano Interregionale, Marco De Marco, editorialista de «Il Corriere della Sera» e Carlo Verna, vicedirettore della TGR Rai, con le conclusioni del cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli.



Giornalista di lungo corso, credente “militante” nell’Unione Cattolica della Stampa Italiana (Ucsi) di cui è stato presidente dal 2002 al 2008, Milone è stato nominato direttore di Rai Vaticano l’11 febbraio 2013, giorno dell’annuncio del ritiro di Benedetto XVI: una svolta che gli ha cambiato la vita, proprio come il Papa che ha scelto di chiamarsi Francesco ha trasformato, da subito, le modalità comunicative della Chiesa pur in continuità con il Magistero dei suoi predecessori. Milone lo racconta efficacemente, da questa speciale prospettiva ravvicinata, in questo libro concepito come una sorta di «taccuino d’appunti» di un testimone o, meglio, una «lettera aperta» dell’autore a se stesso, ai propri figli, ma soprattutto ai giornalisti – colleghi, maestri, amici – che sentano vivo il peso della responsabilità di una (in)formazione con un «supplemento d’anima». Una professionalità capace di scansare i «buchi neri» delle «cattive abitudini», dell’«opacità etica» e dell’«ipocrisia» dei poteri forti facendosi interpellare in profondità dalla ricerca (e dal bisogno) di verità, di senso e di bellezza irradiati da un Pontefice che non a caso, con uno stile diretto e colloquiale, sprona costantemente ciascuno, giornalisti compresi, alla bontà. Con un’empatia senza la quale – lo ricordava anche un reporter come Kapuscinsky, in Il cinico non è adatto a questo mestiere – non si può essere nemmeno buoni giornalisti.



Il libro intreccia, così, 14 significativi documenti papali (discorsi di udienze ai rappresentanti dei media - come il primo incontro del Pontefice con seimila comunicatori sociali, il 16 marzo 2013 - accanto a testi, messaggi, contributi del Papa e interviste con i giornalisti, come l’ultima a Ferruccio de Bortoli, il 5 marzo 2014) a capitoli con le riflessioni e i commenti personali dell’autore: particolarmente attento, nelle sue considerazioni e domande sul ruolo e sull’attuale orizzonte della comunicazione e del servizio pubblico televisivo, anche a far memoria di una sorta di teologia dei volti con il «respiro lungo della storia», auspicato da un maestro di giornalismo come Emilio Rossi. «Ad un anno dalla sua elezione, Papa Francesco ha forse già scritto una vera e propria Enciclica sui media. O, comunque, ne ha gettato ampiamente le basi», è la premessa di Milone. Gli fanno eco le parole del Papa ai giornalisti e operatori dei media: «Il vostro lavoro necessita di studio, di sensibilità, di esperienza, come tante altre professioni, ma comporta una particolare attenzione nei confronti della verità, della bontà e della bellezza – così il Pontefice nell’udienza del 16 marzo - e questo ci rende particolarmente vicini, perché la Chiesa esiste per comunicare proprio questo: la Verità, la Bontà e la Bellezza in persona».



Una testimonianza appassionata, quella di Milone, che non solo aiuta a mettere meglio a fuoco l’umanità e la considerazione di questo Papa verso il mestiere dei comunicatori sociali, e il rapporto tra Chiesa e media, ma offre anche molteplici spunti di riflessione (ai semplici lettori come agli addetti ai lavori) sull’informazione ai tempi del web. Non a caso, la parte finale del libro è arricchita da un corpus di documenti sulla Mediaetica - progetto e laboratorio dell’UCSI lanciato dal compianto vaticanista e scrittore Giancarlo Zizola - oltre che da un’utile sitografia e bibliografia che non devono mai mancare, nella cassetta degli attrezzi di un giornalista di razza. Che voglia essere "interprete" autentico dei segni dei tempi che vive.

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