Banco di Napoli: addio Bossina, si insedia Guido

Banco di Napoli: addio Bossina, si insedia Guido
di Nando Santonastaso
Giovedì 2 Luglio 2015, 08:27 - Ultimo agg. 08:32
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Due galli in un pollaio, come si sa, non ci possono proprio stare. La storia sintetizzata dal proverbio è troppo lunga per poterla smentire. Specie a Napoli, dove tutto si complica anche al di là e a dispetto delle migliori intenzioni. Lo dimostra quanto è accaduto al Banco di Napoli che in città e in Campania (ma è più giusto dire in tutto il Mezzogiorno) rappresenta un punto di riferimento consolidato nel sistema del credito per milioni di risparmiatori, imprese, famiglie.



Il consiglio di amministrazione ha deciso a sorpresa che il torinese Bruno Bossina, annunciato solo pochi mesi fa come nuovo direttore generale dell’istituto al posto di Franco Gallia, in realtà non occuperà più la poltrona che gli era stata destinata e sulla quale, peraltro, aveva appena iniziato a sedersi sia pure con molta discrezione. Il suo posto nella storica sede di via Toledo è andato a Francesco Guido, 57 anni, «sudista» di Lecce ma, intendiamoci, le differenze anagrafiche in questo caso sono puramente occasionali.



Guido è uno dei migliori manager del gruppo Intesa San Paolo di cui il Banco di Napoli fa parte: non a caso proprio lui, Guido appunto, sempre ieri è stato ufficialmente nominato nuovo «direttore regionale» per il Sud di Intesa Sanpaolo. Guiderà - è il caso di dirlo... - una rete composta da circa 800 filiali nelle cinque regioni che compongono la direzione (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) e nelle quali l’istituto può contare su qualcosa come due milioni e seicentomila clienti. Oltre a questo incarico sarà d’ora in avanti anche il «gran capo» operativo del Banco, unificando nella sua persona le due competenze.



E Bossina? Destinato - si apprende - a nuovi ruoli nel gruppo Intesa dopo avere peraltro confermato nelle prime apparizioni in pubblico (il debutto proprio al Mattino,a inizio maggio, in occasione del dibattito in streaming sulle start up della Campania con il ministro Delrio) tutte le qualità umane e professionali che avevano preceduto il suo arrivo. Il cda del Banco in uno stringato comunicato lo ha ringraziato - come è prassi, del resto - «per la qualità del lavoro svolto in questi mesi alla guida del Banco». Già, ma cosa è realmente successo? Perché in pochi mesi si è passati da un sistema «duale» - se così si può dire - ad uno monocratico nella governance di via Toledo? La domanda, come si intuisce, non ha e non avrà mai risposte ufficiali. E in fondo non è una novità (il caso Castagna docet...).



Forse però stavolta è più semplice farsi un’idea: a Napoli, dice qualcuno bene informato, è il direttore generale del Banco il punto quasi obbligato di riferimento per imprenditori, risparmiatori, società. È in lui e non in altri, anche qualificati supermanager, che si identifica il rapporto tra la banca e il territorio. È sempre stato così, con il top di questa sinergia raggiunto proprio da Castagna negli ultimi anni. Troppi insomma due manager, peraltro di indiscusse capacità e sicuramente non alternativi l’uno all’altro, per poter pensare di rinnovare un sistema da tempo consolidato. A volte ammettere un errore è sempre meglio che perseverare: lo dice anche stavolta il proverbio, non è così?