Bini Smaghi: l’Italia cresce poco, rischiamo di finire sotto attacco

Bini Smaghi: l’Italia cresce poco, rischiamo di finire sotto attacco
di Nando Santonastaso
Mercoledì 8 Luglio 2015, 08:25 - Ultimo agg. 18 Marzo, 21:11
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Bini Smaghi, l’economista già membro italiano del board Bce, è chiaro: «L’Italia cresce poco, rischiamo di finire sotto attacco». E spiega: «Gli investitori di tutto il mondo si chiederebbero immediatamente quali altri Paesi potrebbero trovarsi in condizioni simili alla Grecia. Più debole è la crescita di un Paese e più numerosi e rilevanti sono i partiti populisti, più è a rischio di contagio». Ecco perché «Il governo deve accelerare le riforme».



Dottor Bini Smaghi, l'Ue tiene la porta aperta ad una nuova trattativa con la Grecia: ma è realistico credere che il cambio in corsa del ministro delle Finanze possa rimescolare le carte e favorire un'intesa?



«Tsipras - risponde l’economista, già membro italiano del board Bce - sembra avere raggiunto un accordo con gran parte dell’opposizione greca, favorendo una sorta di unità nazionale, per trovare un compromesso con gli altri 18 paesi e mantenere la Grecia nell’euro. Questo dovrebbe essere un segnale positivo verso gli altri membri dell’Eurozona e dovrebbe anche rendere più facile fare poi accettare un eventuale accordo ai propri cittadini. Ma si potrebbe anche dare una lettura diametralmente opposta, ossia che la vittoria del No al referendum ha di fatto annientato l’opposizione interna in Grecia e dato più potere a Tsipras per cercare uno scontro con le istituzioni europee, dando poi loro la colpa in caso di uscita dall’euro».



I greci chiedono nuova liquidità per i prossimi giorni alla Bce che però senza l'avallo della politica ha di fatto le mani legate: è così? O si può ipotizzare uno scenario diverso e ovviamente inedito per una crisi del genere?



«La Grecia è in default con il Fmi, che ha uno status di creditore privilegiato. Di conseguenza è in default con tutti gli altri. In queste condizioni, e senza un programma di aggiustamento concordato, la Bce non può concedere altra liquidità alle banche greche perché violerebbe le regole che vietano alla banca centrale di finanziare gli stati o banche insolventi. Si renderebbe il rischio di gravi perdite in caso di uscita della Grecia dall’euro.





Quindi l'idea di una moneta parallela, magari anche temporanea, in Grecia la convince? E chi pagherebbe il conto di questa scelta?





«Se venisse introdotta una moneta parallela, con potere legale – cioè che può essere usata per pagare le tasse – i trattati verrebbero violati e di fatto la Grecia uscirebbe dall’euro. Se invece la moneta parallela non avesse alcun potere legale ma venisse solo scambiata tra cittadini su base volontaria, la sua accettabilità dipenderebbe dalla fiducia in tale mezzo e in ultima istanza di poterla scambiare in euro, cosa tuttavia poco probabile».









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