Casa, valore crollato di mille miliardi in cinque anni

Casa, valore crollato di mille miliardi in cinque anni
Lunedì 6 Luglio 2015, 11:34 - Ultimo agg. 11:42
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(Teleborsa) - E' colato a picco il valore delle case in questi anni di crisi.
Secondo un'analisti dell'Ufficio studi della CGIA, che rappresenta PMi ed artigiani, il valore economico degli immobili in questi ultimi 5 anni è crollato di circa 1.200 miliardi di euro (- 14,2%).

A peggiorare la situazione, la crescita esponenziale delle tasse (+31,2%): in termini assoluti, il carico fiscale sul mattone è aumentato di ben 12,3 miliardi di euro (nel 2010 era pari a 39,48 miliardi di euro toccando nel 2014 i 51,8 miliardi).

In termini assoluti, ovviamente, è sceso soprattutto il valore economico delle abitazioni. Sempre in questi ultimi 5 anni, la perdita è stata di 1.000 miliardi di euro (-16,6%), mentre gli altri immobili (capannoni, uffici, negozi, laboratori artigianali, etc.) hanno subito una contrazione pari a 136,6 miliardi di euro (-14,2%).

La selva di tasse e imposte che grava sugli immobili è spaventosa: in questa analisi la CGIA ha tenuto conto dell'andamento di tutte le imposte legate alla redditività (Irpef, Ires, Registro e bollo sui contratti di locazione e cedolare secca), ai trasferimenti (IVA, Registro e bollo sui passaggi di proprietà, imposte ipotecarie/catastali, imposte di successione /donazione) e al possesso (ICI/IMU, TASI, imposta di scopo, TARI).

Con la crisi e il crollo della domanda abitativa, dovuto in parte alla stretta creditizia praticata in questi ultimi anni dagli istituti di credito, anche le compravendite hanno subito una forte contrazione. Sempre tra il 2010 e il 2014, le operazioni di acquisto e vendita riferite alle abitazioni sono diminuite di circa 208.000 unità (- 27,3%). Per gli immobili strumentali, invece, la contrattura ha sfiorato le 12.500 unità (-25,1 per cento).

Questa situazione, ovviamente, ha avuto delle ripercussioni molto negative anche per le attività economiche che ruotano attorno al comparto casa. Molti artigiani dell'edilizia (muratori, carpentieri, posatori, piastrellisti, dipintori, lattonieri, etc.) del legno (falegnami, serramentisti, mobilieri, etc.) del settore dell'installazione degli impianti (idraulici, elettricisti, manutentori, caldaisti, etc.) sono stati costretti a gettare la spugna o nella migliore delle ipotesi a ridurre drasticamente il personale alle proprie dipendenze.