Cosa
Succede che uno stabilimento che sembrava perso per sempre, quello della Whirlpool di Carinaro non chiude più; che si apre una nuova prospettiva di lavoro per almeno la metà dei lavoratori, in un'area al collasso da anni sul piano produttivo; e che il Sud recupera una credibilità politica, istituzionale e persino industriale che poco meno di te mesi fa si stentava a riconoscergli.
L'accordo siglato ieri non garantisce il ritorno in fabbrica di tutti gli 815 dipendenti ma la nuova missione legata alla componentistica su base internazionale per il gruppo non è catalogabile come un ripiego. Non c'era altro, evidentemente, per ricostruire subito uno scenario favorevole alla continuità dello stabilimento, acquisito dalla multinazionale americana dopo che già con il padrone precedente, il gruppo Indesit, erano sorti dubbi sul futuro anche a breve termine.
Ma il dato più rilevante, proprio perché in larghissima parte inatteso, è che su questa vertenza si è costruita una mobilitazione che ha attraversato paesi e città, autostrade e linee ferroviarie, palazzi della politica e delle istituzioni locali, provinciali, regionali e nazionali.
A tutti è apparso chiaro che la posta in palio era decisamente più alta di quella legata alla pura e semplice vertenza. Perdere anche Carinaro avrebbe significato l'ennesimo schiaffo al Mezzogiorno, l'ulteriore arretramento sul piano degli investimenti, la sconfitta di un territorio incapace di difendere fabbriche e occupazione.
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