Pensioni, l'Ocse: «Servono altre riforme. In Italia i contributi più alti, spesa doppia della media»

Pensioni, l'Ocse: «Servono altre riforme. In Italia i contributi più alti, spesa doppia della media»
Lunedì 14 Dicembre 2015, 18:41 - Ultimo agg. 1 Dicembre, 15:57
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Nonostante le riforme avviate negli ultimi anni e la crescita prevista dell'età pensionabile in Italia «la sostenibilità finanziaria del sistema pensionistico richiede ulteriori sforzi negli anni a venire». Lo si legge
nel rapporto Ocse "Pensions at a glance 2015".

La spesa pubblica per la previdenza in Italia nel 2013 era al 15,7% del Pil, un livello quasi doppio rispetto alla media Ocse (8,4% del Pil) e la più alta dopo la Grecia tra i Paesi dell'organizzazione, afferma ancora il rapporto dell'organizzazione con base a Parigi.

I contributi previdenziali sul lavoro dipendente in Italia al 33% sulla retribuzione sono al top rispetto ai paesi Ocse: il 23,81% per l'impresa, il 9,19% su lavoratore. Dopo l'Italia i contributi più alti sono in Svizzera al 26,6% (in Finlandia sono al 24,8% in Francia al 21,2%).

Il tasso di sostituzione netto delle pensioni in media in Italia rispetto al salario medio è pari al 79,7%, di molto superiore alla media Ocse (63%), rileva ancora lo studio.

Negli ultimi 10 anni, grazie alle riforme del sistema previdenziale il tasso di occupazione degli italiani tra i 55 e i 64 anni è cresciuto di 15 punti passando dal 31% al 46% ma resta ancora molto inferiore a quello della media Ocse (57% nel 2014).

«I sistemi pensionistici - si legge nel rapporto - sono ancora di fronte a numerose sfide, acuite dall'invecchiamento della popolazione, che sta accelerando in molti paesi. Tuttavia, l'analisi suggerisce anche degli elementi positivi, in particolare sul fronte del tasso di occupazione delle persone di età compresa tra 55 e i 64 anni. Quest'ultimo è aumentato in media di 5 punti percentuali nell'ultimo decennio. Nonostante ciò, l'età media effettiva di uscita dal mercato del lavoro rimane sostanzialmente al di sotto della normale età pensionabile in molti paesi, tra cui l'Italia. Al contrario, i lavoratori restano più a lungo nel mercato del lavoro in Corea, Messico, Islanda e Giappone».

«Circa metà dei paesi Ocse hanno preso provvedimenti per migliorare la sostenibilità finanziaria dei propri sistemi pensionistici nel corso degli ultimi due anni. Nonostante gli stretti vincoli di bilancio, sono stati compiuti sforzi per migliorare l'adeguatezza dei redditi pensionistici per i gruppi più vulnerabili. L'obiettivo principale delle recenti riforme è stato quello di ritardare il momento del pensionamento innalzando l'età pensionabile prevista dalla legge, rendendo più difficile il prepensionamento e aumentando gli incentivi per lavorare più a lungo. Questi cambiamenti potrebbero avere complessi effetti distributivi, poiché la capacità di lavoro in età più avanzate e la speranza di vita possono variare in funzione delle caratteristiche socio-economiche individuali».

La sentenza della Corte Costituzionale sul blocco della perequazione delle pensioni oltre tre volte il minimo nel 2012-2013 e i rimborsi parziali decisi dal Governo «avranno un impatto sostanziale sulla spesa pubblica», dice infine l'Ocse nel rapporto, spiegando che «nel breve periodo ulteriori risorse sono necessarie per ridurre al minimo l'impatto della sentenza».