Pensioni, allo studio l’uscita anticipata a carico dell’azienda

Pensioni, allo studio l’uscita anticipata a carico dell’azienda
di Luca Cifoni
Martedì 6 Ottobre 2015, 08:53 - Ultimo agg. 13:05
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ROMA. Flessibilità sì ma su misura, limitata ad alcune particolari categorie di lavoratori ed attuata con meccanismi diversificati. Manca più di una settimana alla data in cui il consiglio dei ministri dovrà approvare la legge di Stabilità e cambiamenti sono ancora possibili; sembra questo però l'orientamento prevalente nel governo sul dossier delicatissimo delle pensioni.



Le soluzioni allo studio includono il cosiddetto prestito pensionistico nella versione che pone i costi sostanzialmente a carico delle aziende, ritocchi alla salvaguardia per gli esodati e un ripristino dell'opzione donna, che però potrebbe tornare alla versione più penalizzante, quella che prevede un trattamento calcolato con il sistema contributivo. Non si esclude però che un principio di flessibilità più generale possa essere rinviato ad una fase successiva. Il capitolo previdenza viene analizzato in contemporanea con gli altri, anche perché a suggerire cautela (oltre alla posizione dell'Unione europea contraria ai prepensionamenti, come ribadito in una relazione presentata ieri alla riunione dei ministri del Lavoro) c'è naturalmente il vincolo di bilancio.



Così se ieri Susanna Camusso, numero uno della Cgil, ha fatto sapere che la manovra sarà giudicata soprattutto sugli aggiustamenti alla legge Fornero, l'impressione è che questi ci saranno ma risulteranno alla fine piuttosto contenuti. Lo schema del prestito previdenziale (ma sarà probabilmente chiamato in modo diverso) suppone non tanto una scelta del lavoratore di accedere alla pensione anticipatamente, quanto la volontà dell'azienda di attuare un ricambio o comunque di ridurre il personale. Ci sarebbe quindi un accordo, più o meno conveniente per il dipendente a seconda delle sue effettive prospettive occupazionali. L'interessato percepirebbe una sorta di assegno anticipato, limitato a ad un importo di circa 800 euro al mese.



Il costo sarebbe in larga parte a carico dell'impresa, che dovrebbe anche continuare a pagare i contributi necessari per i 2-3 anni mancati alla piena maturazione del requisito. Poi una volta scattato il trattamento previdenziale vero e proprio al pensionato toccherebbe restituire l'anticipo percepito. In una simulazione dell'agenzia Ansa, si ipotizza che su una pensione di mille uero al mese, che ha maturato un “debito” di 20.800 euro, venga applicata una trattenuta di 1.400 euro l'anno ovvero poco più di 100 al mese.



Accanto a questa novità si valuta un nuovo intervento sugli esodati, che però potrebbe anche non prendere la forma di una nuova salvaguardia (sarebbe la settima) e limitarsi invece ad alcuni correttivi ai “paracadute” già in vigore.



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