Una mission per Scampia: «Ospiterà il palazzetto della Città metropolitana»

Una mission per Scampia: «Ospiterà il palazzetto della Città metropolitana»
di Luigi Roano
Sabato 18 Aprile 2015, 23:28 - Ultimo agg. 19 Aprile, 09:54
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Una schiarita per Scampìa, non più sinonimo di Gomorra ma di futuro a tinte decisamente meno fosche. C’è l’accordo governo-Comune-Comitati Vele, per dare nuova vita al quartiere sinonimo di inferno metropolitano in tutto il mondo.



Il faccia a faccia tra il premier Matteo Renzi e il sindaco Luigi de Magistris a Pompei nella sede della Sovrintendenza - è stato il premier a convocare l’ex pm - se da un lato ha rimarcato distanze e differenze politiche (basta pensare al caso Bagnoli e al litigio sui tagli complessivi per oltre 100 milioni a Napoli) dall’altro fa registrare la condivisione sulla riqualificazione di un quartiere che passa necessariamente per investimenti pubblici come la sede della Città Metropolitana.



La nuova istituzione voluta fortemente da questo governo, firmata da Graziano Delrio e che farà di Scampìa non più un luogo di confine, la periferia della metropoli, ma il centro di un’area che complessivamente conta su oltre 3 milioni di cittadini.



Lo stesso de Magistris dà l’annuncio di quello che sembra essere un patto concreto malgrado la scarsa sintonia con il capo del governo. «Il progetto per l’abbattimento delle Vele e la conseguente riqualificazione di Scampia potrebbe arrivare a conclusione prima dell’estate» racconta il sindaco.





«Siamo a buon punto e il premier ha mostrato grande interesse per l’idea di insediare a Scampia la sede istituzionale della Città Metropolitana. Una proposta che renderebbe Scampia da periferia a cuore della città metropolitana». Cosa ha sbloccato l’impasse su Scampìa?



La sostanza è che il governo prima con Delrio e oggi con il premier che sta gestendo in prima persona il tema Scampìa, voleva, vuole e pare lo abbia ottenuto con l’idea della cittadella della politica, un progetto che non prevedesse solo l’abbattimento delle Vele, dopo il quale ci sarebbe rimasto un vuoto, ma anche nuove funzioni per riempire il vuoto stesso.



Di qui l’idea di metterci la neonata istituzione che si sposa bene anche con la sede universitaria all’ultimo miglio, l’inaugurazione avverrà entro l’anno, un investimento da 31 milioni. Per ora l’intesa è politica, ma si profila quella istituzionale perché c’è formalmente un tavolo aperto a Palazzo Chigi per entrare nei dettagli di un progetto che è già allo studio di fattibilità e che vale ben 120 milioni.



Uno schema per ridisegnare un quartiere che porta la firma dell’assessore all’Urbanistica Carmine Piscopo e di quello al Patrimonio Alessandro Fucito oltre che di de Magistris e dei Comitati che operano nella zona. Tutto santificato dalla «collaborazione scientifica» della Federico II con le facoltà di Architettura e Ingegneria.



L’università in campo è un segnale forte: di base la questione Gomorra va radicalmente smembrata e si può fare solo su basi culturali nuove. Nella realtà, come è sottolineato nella delibera che correda il progetto e lo studio di fattibilità, si tratta di un pezzo di città nel quale vivono oltre 100mila napoletani di cui solo una minima parte sono gomorristi, mentre tutti gli altri vivono in un degrado assoluto non solo socio-economico.



«Le Vele - si legge nella delibera - confinano con 13 comuni dell’area nord di Napoli, Scampìa ha un ruolo di cerniera con la città e deve avere un ruolo metropolitano».
Questo vogliono i cittadini di Scampìa, questo sembrano volere Comune e governo. Tempi di attuazione? Questo è più difficile ipotizzarlo, la speranza che entro l’anno si esaurisca l’iter amministrativo e master plan finanziario.
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