Il «redde rationem»
tra Pdl e governo

Sabato 8 Dicembre 2012, 09:55 - Ultimo agg. 09:59
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Caro Direttore, molti affermano che il ministro Passera ha fatto l’autogol decisivo, altri che la rivolta stava nell’aria e che il ministro stato solo l’attentato a Sarajevo per far scattare la rivolta.


Ma indipendentemente da che parte si deve stare, è chiaro che il suo discorso, con quella velata accusa al passato che è meglio che non ritorni, è stato come mettere un po’ di benzina sul fuoco, e in un'area moderata, di stampo tecnico, che dovrebbe essere avulsa da giudizi politici inutili, la cosa potrebbe anche sembrare un errore.



Bruno Russo



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Caro Russo, voce dal sen fuggita o provocazione intenzionale poco importa. La sortita del ministro Passera sul ritorno in pista di Berlusconi, a prescindere da come la si pensi e dall’opportunità che un ministro tecnico rilasci dichiarazioni politiche, si è rivelato un elemento chiarificatore.



A parte il fatto che sull’impolicità o a-politicità dei tecnici potremmo aprire un lungo capitolo, è evidente che i tempi fossero maturi per un redde rationem tra Berlusconi e la maggioranza che egli stesso ha deciso di sostenere per oltre un anno dopo la turbolenta uscita di scena.



Il Cavaliere ha scelto la strategia del muoia Sansonecon tutti i filistei. La disquisizione sul punto se quello di Passera fosse il colpo di pistola di Sarajevo o una puntura di spillo su un tessuto ormai lacero che si è perciò squarciato è perciò abbastanza sterile. La scelta di Berlusconi di staccare la spina al governo Monti rappresenta una allarmante la più opportuna chiusura della legislatura.



Mi preoccupa piuttosto questo tentativo di scaricare sul prossimo Parlamento equilibri precari e il finto bipolarismo di cui è morta l’attuale legislatura. Senza nemmeno il dignitoso tentativo di mettere mano alla legge elettorale che dopotutto è la madre di questi vizi.



Non bisogna essere degli indovini per pronosticare che la fase che si apre sarà precaria e turbolenta, con una maggioranza ancora incerta nei numeri e nelle famiglie politiche destinate a collaborare e un’opposizione che presumibilmente vedrà convivere pidiellini costretti a coabitare nella stessa casa loro malgrado, leghisti pronti a giocarsi il tutto per tutto e grillini scatenati. C’è di che essere preoccupati.





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