Ora Bersani dovrà
attrarre i renziani

Mercoledì 5 Dicembre 2012, 09:39 - Ultimo agg. 6 Dicembre, 10:00
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Egregio Direttore, vorrei esprimere la mia delusione per l’esito delle primarie del Pd ovvero della sinistra italiana e non del centrosinistra, atteso che di centro possono contare solo sul 1,1% di Tabacci, ex democristiano, mentre tutti gli altri ex non si sono sentiti. Renzi stato vissuto dal popolo della sinistra come un infiltrato che, sotto le mentite spoglie di giovane progressista, voleva rinnovare il partito e quindi da combattere con tutte le restrizioni nelle votazioni e con tutti i mezzi.



Il popolo della sinistra ha scelto la continuità con Bersani, appoggiato da tutta la nomenclatura del partito timorosa di vedersi rimossa dai suoi ventennali lucrosi incarichi (D’Alema, Bindi, La Torre, Bassolino ecc.). Questa continuità è stata più accentuata nel Sud dove Bersani ha vinto con punte del 75% facendo presupporre, a vari commentatori, che i meridionali preferiscono la raccomandazione e non il merito, come auspicava Renzi.



Pure questa! Hanno perso, e ci hanno fatto perdere, un’occasione unica di vero rinnovamento di tutto il quadro politico italiano. Infatti una vittoria di Renzi, oltre a modificare l’intera sinistra italiana, avrebbe smosso anche il quadro dei centristi e della destra con un inevitabile mutamento degli stessi schieramenti.



Antonio Campopiano - EMAIL





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Caro Campopiano, non sono d’accordo con lei. Le primarie del controsinistra sono state un successo a prescindere da chi le abbia vinte. Hanno segnato una vitale inversione di tendenza e hanno battuto un colpo contro la marea montante dell’antipolitica. Già questo basterebbe. Ma c’è di più. E qui subentrano i meriti di Renzi: perché l’essersi battuto lealmente dentro il recinto della coalizione (zittendo i soliti idioti che lo sospettavano di intelligenza con il nemico, Berlusconi) ha fatto sì che quei confini si allargassero per giunta verso un’area più moderata, rivitalizzandola.



L’unico vero danno al Pd, in particolare, l’hanno procurato il Cavaliere nel momento in cui ha tessuto l’elogio del sindaco di Firenze e i soliti dietrologi che hanno accusato Renzi di meditare in realtà una scissione per fiondarsi nelle braccia del moribondo Pdl. Bischerate direbbe Renzi, epperò il loro danno lo hanno procurato.



Adesso viene il bello. Bersani ha annunciato di volere il giovane sfidante nello squadrone di governo, se dovesse vincere le elezioni. Ottimo, perfetto. Ma il punto è che la vera sfida per un partito che voglia essere davvero maggioritario nel Paese ruota attorno a quel 40 per cento che ha votato Renzi alle primarie e che adesso dovrà essere garantito e rassicurato che le istanze di cui Renzi si è fatto portatore vengano cavalcate, rinnovando il tutto.



Non serve insomma aggiungere nomenklatura nuova, sostituendo la vecchia. Ma una rigenerazione del dna che faccia passare il Pd da partito socialdemocratico in bianco e nero a partito blairiano e clintoniano a colori. Naturalmente ci sarà pure una vita italiana per farlo, Bersani direbbe con allegria, ma è quella l’unica da battere.




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