Quel buonismo verso Amandola

Martedì 4 Dicembre 2012, 10:11 - Ultimo agg. 5 Dicembre, 09:39
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Caro Direttore, ci sono due belle lettere nell'odierna rubricadel suo quotidiano che avrebbero meritato un commento. Mi riferisco a quanto scritto dai Signori Cinquegrana e Di Costanzo, che traboccano pietismo e buonismo nei confronti dell'altro signore, giornalista piemontese del TG3 di quella regione, Amandola. Ora non vorrei essere malamente interpretato.



Intendiamoci non odio e non ho mai odiato nessuno. Quando assolutamente non ne potevo o non ne posso fare a meno mi limito a ricambiare con lo stesso affetto e cordialità le eventuali offese che mi venivano portate. Quindi, anche in questa circostanza non odio, ma ricordo, sperando che i nostri due corregionali di Pomigliano e Napoli imparino qualcosa da questa mia.



Orbene, cari signori buonisti, sono 150 anni che quelli del Nord ci vomitano addosso le loro improperie. Al tempo dell'emigrazione di massa era normale leggere sui portoni dei palazzi piemontesi, veneti e lombardi "Non si fitta a meridionali”, e ultimamente il leghista Matteo Salvini ha cantato in coro con altri mascalzoni «Senti che puzza, scappano anche i cani, sono arrivati i napoletani…». Bene il signor Amandola ha dei figli quindi merita il nostro perdono non per lui ma per i suoi figli ed anche per la moglie che col capo famiglia disoccupato … poverini, come fanno?! E già, poverini! E i figli dei meridionali come facevano quando i padri dovevano andare al Nord e trovavano i portoni chiusi perché non si fittava a meridionali puzzolenti?



Ludovico Santoro - NAPOLI



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Caro Santoro,

al giornalista torinese Amandola sul Mattino non abbiamo fatto sconti, com’era giusto. Ha offeso gratuitamente non solo i tifosi ma i cittadini napoletani seguendo un cliché addirittura tardo-ottocentesco (per stare alle sue citazioni) ancor più che beceramente razzista. Però, napoletanamente, e dunque generosamente con quel cuore e con quel fegato che Napoli ha saputo conquistarsi nei secoli per la sua generosità e la sua tolleranza, trovo eccessivo il licenziamento da parte della Rai.



Vero: Amandola doveva garantire un servizio pubblico e con la sua brillante sortita sui napoletani che puzzano ha fatto esattamente il contrario. Ma sappiamo bene che per casi anche assai più gravi si è preferita la sospensione dalle funzioni e dallo stipendio. C’è perfino qualcuno che ha riacciuffato la poltrona che occupava dopo averne combinato di più grosse.

Altrettanto vero: Amandola avrebbe dovuto, oltre a scusarsi in improvvisate dichiarazioni da day after, scrivere una bel comunicato da diffondere su tutti i mezzi in cui chiedere scusa ai napoletani per l’oggettiva e offensiva uscita di senno. Probabilmente è stato consigliato male, così è rimasto con il marchio dell’offesa non riparata.



Ma è proprio questo il punto: il suo licenziamento risarcisce i meridionali offesi? È l’adeguata traduzione di quella giustizia retributiva per la quale la pena allevia o cancella il danno procurato? Non credo proprio. Semmai un più equo e ironico giustiziere avrebbe dovuto infliggergli la realizzazione di un servizio elogiativo sul tifo dei napoletani, in cui la presunta puzza si trasformasse in profumo di tolleranza come la millenaria civiltà di queste latitudini ci ha insegnato.



Ma forse il licenziatore era del Nord.









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