Expo: le grandi opportunità per una regione in ordine sparso

Expo: le grandi opportunità per una regione in ordine sparso
di Luciano Pignataro
Giovedì 30 Aprile 2015, 22:22 - Ultimo agg. 22:23
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Una regione in ordine sparso dentro un Paese in ordine sparso: è questo, in sintesi, quello che dobbiamo aspettarci da domani a Milano dove nel corso dei prossimi sei mesi assisteremo a momenti di eccellenza mondiale assoluta e iniziative da sagra pensate per le tv locali.

Niente di strano, è questo il destino della Campania, dell’Italia. L’incapacità assoluta di mettere a frutto la sua enorme potenza di fuoco, arrivare tutto sommato sottotono fidando sulla fama di pomodoro, pasta, mozzarella e pizza che precedono la kermesse milanese. Ogni ente locale ha organizzato qualcosa. Vedremo chi ha avuto ragione quando si tireranno le somme.



Ma stavolta il ritardo è dell’intero sistema Paese, con cantieri ancora aperti. Immaginiamo cosa sarebbe successo se fossimo stati a Napoli e non a Milano: titoli e trasmissioni televisive non ci avrebbero risparmiato nulla. Così l’Expo è una metafora del nostro presente, in cui solo chi ha progetti precisi e ben organizzati potrà alla fine chiudere in saldo positivo. Una metafora del nostro agroalimentare: 37 miliardi di euro di export tutti dovuti alla capacità degli imprenditori di girare il mondo a cui si devono aggiungere almeno altri 60 miliardi di soldi fatti da chi falsifica i prodotti italiani giocano sull’Italian Sounding che esercita un fascino irresistibile.



Non siamo la Scandinavia, dove negli ultimi dieci anni si sono inventati il turismo enogastronomico partendo da zero, non siamo la Francia che ha un sistema-Paese che in questo campo funziona alla perfezione, non siamo gli Stati Uniti con le sue multinazionali.



E nonostante questo, i prodotti (non la cucina) del nostro Paese esercitano un fascino irresistibile e in questa partita la Campania c’è tutta. La vedremo a Eataly con Rossopomodoro e i cuochi e gli osti, nello spazio di oltre tremila metri quadri gestito da Slow Food, nel Padiglione della Mediterraneo progettato dalla nostra Facoltà di Architettura, e ancora in mille e mille iniziative private e pubbliche.



Ecco perché l’Expo rappresenta una grande opportunità che deve essere colta: pasta e pizza, pomodoro e mozzarella, sono le «armi proibite» che si giocheranno e non a caso i maggiori investimenti dei nostri imprenditori puntano tutto sulla gestione dei servizi, come del resto ha fatto lo stesso Farinetti. Il vero business sarà dover sfamare gli oltre venti milioni di visitatori ai quali non ci sarà bisogno di spiegare cosa sono la pasta e la pizza o, ripetiamolo, il pomodoro San Marzano e la mozzarella. Il problema magari è delle tante cose buone di altre regioni che, parmigiano a parte, non hanno la stessa ribalta nel senso comune mondiale.



L’Expo alla fine è questo: un grande business commerciale gestito dai privati che il settore pubblico deve cogliere come opportunità. Saranno mesi esaltanti, con tutto il mondo dell’enogastronomia in vetrina, dagli chef agli artigiani del gusto, dal vino ai liquori. Una grande democrazia alimentare nel quale la battaglia del cibo sarà sintetizzata tutta a Milano. E vedremo i nquesto caso se davvero l’happy meal venderà più della pizza a portafoglio.

Adesso tutte le angosce e le paure della vigilia non avranno senso.

Chi bene avrà operato e investito raccoglierà.

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