Il NY Times: Stati Uniti invasi da falso pomodoro San Marzano

La raccolta del San Marzano
La raccolta del San Marzano
di Luciano Pignataro
Martedì 18 Agosto 2015, 15:51 - Ultimo agg. 16:59
3 Minuti di Lettura
I lettori americani, almeno quello più attenti, hanno appreso dal New York Times che quando credono di comprare il San Marzano in realtà mettono nel cestino un comune pomodoro. Non potrebbe essere altrimenti, visto che la produzione della dop difficilmente supera i 50mila quintali, neanche il due per cento del totale dell’oro rosso coltivato e trasformato in Italia.

L’autore dell’articolo, Nicholas Blechman, ha conosciuto il vero San Marzano per caso, al Fancy Food del 2014, quando incontrò Paolo Ruggiero della Danicop, conosciuto nell’ambiente gourmet per il marchio Gustorosso, e provò il prodotto. Lo invitò poi al giornale per un assaggio e ascoltare la sua storia.



Poi decise di fare un salto di persona nell’Agro Nocerino Sarnese, terra di elezione di questo pregiato pomodoro, finito in disgrazia negli anni ’80 perché non ritenuto affidabile dai conservieri che nel frattempo era alle prese con la crisi della fitopatia e con il trasferimento della produzione in Puglia.



Qui ha incontrato i contadini e i produttori che sono impegnati a rilanciare il prodotto tutelato dalla dop, denominazione di origine protetta per scoprire che il riconoscimento europeo non vale assolutamente nulla negli Usa e che il mercato americano è in mano a gente che gioca sul nome per non dire di peggio.



«San Marzano - esordisce Blechman nell’articolo pubblicato ieri sul sito del New York Tinmes - è il nome associato a dei pomodori di qualità favolosa, dolci e saporiti, venduti sino in Giappone. Sono quelli preferiti per la preparazione della pizza napoletana e usati da alcuni dei migliori chef al mondo».



Dopo aver spiegato che si può cchiamare San Marzano solo il prodotto coltivato nell’Agro Nocerino e tutelato dalla dop, il racconto di quanto accaduto:



«La settimana scorsa a Brooklyn, poiché avevo desiderio di una salsa di pomdoro, presi un barattolo di pomodori San Marzano e vidi che in piccolo c'era scritto che erano stati coltivati negli Stati Uniti. L'etichetta era in parte in italiano "San Marzano Pomodori Pelati" ma il prodotto era americano. Com'è possibile?»



Il giornalista ricorda che la polizia italiana sequestra regolarmente pomodori con falsa etichettatura. Nel 2010 sono state confiscate più di 1.000 tonnellate di pomodori con falsa etichetta di San Marzano destinate al mercato americano. Poi la denuncia: «L'Italia è uno dei più grandi produttori al mondo di concentrato di pomodoro ma non tutto questo prodotto proviene da pomodori italiani. Il concentrato di pomodoro è importato in Italia dalla Cina. I produttori hanno imparato a diluire il triplo concentrato con acqua, ad aggiungere il sale, a pastorizzarlo e a venderlo come doppio concentrato di pomodoro. Ma questo non può essere etichettato come "prodotto in Italia", anche quando i pomodori sono stati prodotti in Cina ma trasformati in Italia».



Ma non è questo l’unico meccanismo: la legge italiana non vieta infatti l’esportazione di scatole di pomodori senza etichetta che poi possono essere chiamate in qualsiasi modo quando arrivano sul mercato americano. Per cui una scatola con sei lattine costa all’origine sui 6 euro e viene rivenduta a circa 30 dollari con un guadagno che supera il 400%!



La conclusione del giornalista è molto pratica, in puro stile americano: «Essendo in dubbio su quale prodotto acquistare per la mia salsa, vado da Gustiamo al Bronx e pago 30,50 dollari per del concentrato di pomodoro Pianogrillo, fatto con pomodori siciliani, e 3,90 dollari per un barattolo di circa 400 grammi di pomodori San Marzano Gustarosso. Probabilmente è caro ma questo è il prezzo dell'autenticità in un sistema economico alimentare globalizzato».



«Il nostro lavoro - spiega Paolo Ruggiero, protagonista della storia - deve fare i conti con realtà come questa. A un americano è difficile far capire perché il mio prodotto debba costare più del doppio di uno che ha lo stesso nome. E purtroppo la legge in Usa parte dal presupposto che tocca al consumatore a dover essere informato».



Non è la prima volta che si usano queste figure per illustrare un articolo. Lo scorso anno fece scalpore l’attacco all’olio italiano. Stavolta l’obiettivo sembra più centrato: «In America ormai San Marzano è sinonimo di tomato - dice Ruggiero - non so se questo articolo servirà a qualcosa, certo almeno fa un po’ di chiarezza».



© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA