L'editoriale del direttore Barbano
Salvi Napoli chiunque può

L'editoriale del direttore Barbano Salvi Napoli chiunque può
di Alessandro Barbano
Domenica 5 Ottobre 2014, 09:26 - Ultimo agg. 17 Marzo, 19:30
2 Minuti di Lettura










Mettiamo in ordine i fatti di Napoli.



Primo: la norma che sospende il sindaco condannato anche solo in primo grado. La chiamano erroneamente legge Severino, perché rientra in un pacchetto legislativo più ampio ideato dall’allora guardasigilli del governo Monti. In realtà la impose il ministro dell’Interno Cancellieri, cedendo alle pressioni del giustizialismo di piazza, di cui tra gli altri era protagonista il movimento di De Magistris e Ingroia. Con uno spirito di supplenza tipico dei nostri giorni, la legge trasforma un criterio condivisibile di opportunità politica - quello di mettersi da parte in attesa della conclusione di un giudizio - in un’esclusione automatica, che ha un contenuto punitivo per il singolo amministratore e che entra a gamba tesa nel campo di gioco della politica, il cui vero giudice naturale dovrebbe essere il cittadino elettore...

CONTINUA A LEGGERE SUL MATTINO HD





Secondo: le leggi sbagliate si cambiano in Parlamento o, al più, nel sinedrio della Corte Costituzionale. Non in piazza. De Magistris invece elude e disapplica le leggi che non gli piacciono, o che non gli convengono. Non accetta nei fatti la sospensione subìta e agita la maschera del sindaco di strada, che arringa il popolo e governa dall’esterno il Palazzo...

CONTINUA A LEGGERE SUL MATTINO HD





Terzo: la reazione da tigre ferita del sindaco svela la sua inadeguatezza istituzionale e un tratto della personalità che si può, senza timore di esagerare, definire inquietante. Oltre la consueta, e ormai desueta, evocazione dei poteri occulti e della paccottiglia ideologica che fanno parte del suo corredo culturale, c’è un’aggressività della quale egli non sembra avere piena consapevolezza né controllo. Come quando sostiene di non volere attaccare Napolitano e, nello stesso tempo, di essere stato da questo abbandonato in balia dei poteri mafiosi che egli, magistrato in Calabria, cercava di scardinare...

CONTINUA A LEGGERE SUL MATTINO HD



Quarto: con la complice, anche se involontaria, sponda mediatica, abbonata alla mitologia del complotto come il talk show televisivo lo è alla fiction, De Magistris scorrazza tra una trasmissione e l’altra con i panni inattuali ma sempre suggestivi del magistrato scomodo e del Masaniello redivivo, pronto a rientrare in gioco in una Napoli dove la politica vera latita ormai da anni. Che tuttavia resta la Terza città del Paese e quella più dotata, a dispetto del degrado che l'affligge, di una vera proiezione culturale...

CONTINUA A LEGGERE SUL MATTINO HD



Quinto: l’atteggiamento di De Magistris dopo la condanna subita isola ancora di più una città che avrebbe tanto bisogno di dialogo istituzionale, ne danneggia l’immagine e la vincola a restare acefala per un tempo troppo lungo. Ma soprattutto in balìa di una maggioranza risicatissima che rappresenta a mala pena, quando non si divide su tutto, i singoli consiglieri che la compongono...



LEGGI TUTTO L'EDITORIALE

SUL MATTINO HD
© RIPRODUZIONE RISERVATA