Mantide di Casandrino, l'accusa choc: «In cella hanno tentato di violentarmi»

Mantide di Casandrino, l'accusa choc: «In cella hanno tentato di violentarmi»
di Francesco Oliva
Venerdì 12 Settembre 2014, 10:04 - Ultimo agg. 15:26
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Lecce. L’accusa è messa nero su bianco in una denuncia: un tentativo di violenza sessuale subito all’interno del carcere ad opera di un agente della polizia penitenziaria in servizio nel penitenziario di Borgo San Nicola alcuni giorni prima di evadere. Emergono nuovi retroscena sulla detenzione di Rosa Della Corte, la 29enne originaria di Casandrino - comune della provincia di Napoli - condannata in Appello a 18 anni di carcere per l’omicidio del fidanzato avvenuto nel 2003 e detenuta proprio nel capoluogo salentino.

Il presunto tentativo di abuso a sfondo sessuale sarebbe emerso nel corso delle indagini coordinate dal sostituto procuratore Stefania Mininni ed è stato ricostruito con un racconto fornito dalla giovane donna.

Si sarebbe verificato in una struttura all’interno del penitenziario di Lecce dove la mantide - così è stata soprannonimata la donna napoletana - si sarebbe recata per un consulto insieme ad una compagna di cella. Il tentativo di abusare della donna si sarebbe verificato in un momento in cui la compagna di carcere si era allontanata.

E proprio in quei frangenti l’agente di polizia penitenziaria, residente in un comune della provincia di Lecce, avrebbe cercato di approfittare della giovane detenuta cercando di stuprarla. Ma la 29enne sarebbe riuscita a liberarsi dalla morsa dell’uomo in divisa allontanandosi dalla struttura in tutta fretta. Un racconto agghiacciante emerso solo nelle scorse ore dopo l’arresto della Della Corte evasa dal carcere di Lecce il 23 agosto scorso dove non era rientrata più dopo una licenzia premio e rintracciata venerdì scorso in un appartamento sul litorale romano. Inevitabilmente, come atto dovuto, il magistrato inquirente ha iscritto il nome dell’agente sul registro degli indagati con l’accusa di tentata violenza sessuale aggravata in un fascicolo parallelo a quello giacente per l’evasione della detenuta. Ora verranno effettuati i necessari accertamenti d’indagine per appurare se il racconto della Della Corte si debba ritenere attendibile o frutto di una ripicca nei confronti degli agenti che l’hanno tenuta in custodia in questi anni.

Da quanto trapelato - qualora il tentativo di violenza dovesse essere confermato – la decisione di evadere da parte della 29enne non sarebbe stata in alcun modo condizionata da questo episodio per quanto grave. Intanto, nelle prossime ore, l’avvocato difensore della ragazza, Carlo Gervasi, si recherà presso il carcere di Velletri - in provincia di Roma - dove la Della Corte si trova reclusa per un colloquio e comprendere quali siano le effettive condizioni psicofisiche della ragazza dimagrita di 25 chili in appena sei mesi. Il legale, infatti, ha presentato un’istanza al giudice del Tribunale di Sorveglianza per chiedere il ricovero della donna in un centro clinico e la decisione del magistrato è attesa per i prossimi giorni quando sarà anche possibile capire se la Della Corte rientrerà nel penitenziario di Lecce o verrà trasferita in un’altra città.

Intanto nel registro degli indagati del fascicolo principale - quello inerente all’evasione dal carcere della mantide - sono stati iscritti i nomi del fidanzato di Muro leccese con cui la donna fuggì il 23 agosto scorso e del giovane rumeno con il quale la 29enne di Casandrino venne trovata in un appartamento sul litorale laziale.