Lastilla, il medico dell'Aeronautica: «Eravamo preparati per riportare in Italia il medico malato di ebola»

Lastilla, il medico dell'Aeronautica: «Eravamo preparati per riportare in Italia il medico malato di ebola»
di Ebe Pierini
Martedì 25 Novembre 2014, 19:46 - Ultimo agg. 26 Novembre, 09:14
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Un’eccellenza tutta italiana. L’Aeronautica Militare italiana divide con la Royal Air Force un importante primato.

Sono le uniche due Forze Armate in Europa ad aver sviluppato la possibilità di effettuare trasporti di malati altamenti infettivi attraverso l’utilizzo di speciali barelle isolate.



E proprio grazie a questa capacità di evacuazione aeromedica in biocontenimento che il team medico militare dell’Aeronautica ha potuto raggiungere la Sierra Leone per riportare in Italia il medico di Emergency malato di ebola.



Della squadra di 12 persone che ha effettuato il recupero dell’uomo ha fatto parte anche il tenente colonnello Marco Lastilla, 49 anni, medico specializzato in malattie infettive, che in Italia opera presso il servizio sanitario del comando logistico dell’Aeronautica Militare di Roma.



Se gli chiedi che ruolo gioca la paura nel suo lavoro ti risponde che l’addestramento e la conoscenza dei rischi la azzerano.




«La paura è legata alla non conoscenza delle cose e delle modalità del contagio - racconta l’ufficiale - Se si sta attenti e si lavora in condizioni di sicurezza il rischio è davvero minimo. È come chiedere ad un pilota se ha paura di fare una particolare manovra».



Dietro l’operazione che hanno portato a termine ci sono una meticolosa attenzione e tanta preparazione




«La tempestività della cura è essenziale in questi casi. L’attivazione repentina del team è fondamentale - racconta - Dal momento in cui è arrivata la chiamata da parte del Ministero della Salute sono servite 8 ore per l’approntamento del volo e del personale. Siamo partiti lunedì pomeriggio alle 15. Dopo 6 ore di volo siamo giunti all’aeroporto di Freetown. Lì il paziente ci attendeva a bordo di una ambulanza con indosso semplicemente una mascherina. Ci siamo occupati del paziente, dei suoi effetti personali che abbiamo bonificato e sigillato per poterli portare in Italia. Lo abbiamo visitato e inserito nell’isolatore sottopista, direttamente sotto l’aereo. Ci siamo bonificati con l’ipoclorito di sodio per 7 minuti».



«Una volta inserito nella camera isolata - aggiunge Lastilla - il paziente è stato assistito attraverso delle particolari maniche. Il paziente ha viaggiato in modo tranquillo. Era inserito in una sorta di camera ospedaliera volante, certificata per volare e sottoposta a rigide prove di resistenza e pressurizzazione che consente di verificare la percentuale di ossigeno, il necessario supporto idrico e di monitorare costantemente i parametri vitali».



«L’aria - precisa il medico - entra all’interno filtrata e, anche nel malaugurato caso di rottura delle membrana di protezione l’aria rimane all’interno in modo che si abbia il tempo per ripararla in sicurezza».



«Questo sistema consente di poter parlare con il paziente - prosegue il tenente colonnello - Infatti durante il viaggio ci ha comunicato che aveva freddo e ci ha chiesto una coperta che gli abbiamo consegnato seguendo tutte le rigide misure di sicurezza».



Il fastidio maggiore è stato quello di operare in condizioni difficili con indosso maschere e tute.




«In Sierra Leone c’erano 30 gradi, un clima estremamente umido e noi abbiamo dovuto compiere tutte le manovre con maschere e tute.
Non è stato facile - ammette - L’equipe medica che è intervenuta è composta da 12 persone che si sono occupate delle procedure di bonifica del materiale, del prelevamento del paziente, dell’inserimento nella barella aviotrasportata, delle procedure di bonifica degli indumenti e dell’assistere al malato durante le 6 ore di volo. Il team è composto da personale medico e sanitario dell’Aeronautica Militare. Ne fanno parte un capo team che ha il ruolo di coordinare la missione, un medico specialista in malattie infettive e un medico anestesista e personale sanitario e infermieristico
».



Sebbene il tenente colonnello Lastilla e il medico di Emergency si conoscessero già in un primo momento quest’ultimo non lo ha riconosciuto.
«Ci conoscevamo già perché anche lui è un medico specializzato come me in malattie infettive ed era stato a Roma - ricorda l’ufficiale - Inizialmente non mi aveva riconosciuto perché io indossavo la maschera protettiva. Poi però ha ricordato chi ero. Si è mostrato molto disponibile, ha seguito tutti i nostri consigli e non ha creato nessuna difficoltà durante il trasporto».



Una volta arrivati a Pratica di Mare la barella è stata fatta scendere con il sollevatore ed è arrivata in pista l’autoambulanza dell’ospedale Spallanzani.
«É stato utilizzato una specie di tunnel in pvc e il paziente è stato trasportato da una barella biocontenitiva all’altra in circa 10 minuti - ricorda Lastilla - É stato inserito cioè nell’isolatore terrestre. Dopo la partenza del paziente per l’ospedale romano noi abbiamo provveduto alla bonifica dell’area e degli oggetti».





L’Aeronautica ha maturato la capacità di evacuazione medica in biocontenimento nel 2005. Il personale che fa parte dei due team specializzati è stato sottoposto a complessi addestramenti in Italia e all’estero anche nell’ambito di esercitazioni Nato.



L’ultima esercitazione in ordine di tempo quella dello scorso 12 novembre all’aeroporto di Malpensa in collaborazione con l’ospedale Sacco di Milano. Dal 2005 sono stati fatti 10 trasporti di pazienti affetti anche da febbre emorragica.



Ad esempio nel 2007 un ricercatore italiano rientrato dal Nepal con sintomi di febbre emorragica fu trasportato da Torino a Roma e, più di recente, lo scorso agosto, il personale dell’Aeronautica Militare si è occupato del migrante salvato nell’ambito dell’operazione Mare Nostrum che si presumeva fosse affetto da Monkey Pox.




«Questa però è la prima volta che ci rechiamo in Africa ed è la prima volta che utilizziamo il Boing KC767 per questo tipo di trasporti sanitari - spiega il tenente colonnello Lastilla - L’utilizzo di questo velivolo ci consente di raggiungere la destinazione in tempi molto più brevi».