«Miscele micidiali, il fegato inutile anche per le donazioni»

«Miscele micidiali, il fegato inutile anche per le donazioni»
di ​Rosa Palomba
Martedì 4 Agosto 2015, 14:38 - Ultimo agg. 14:40
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Mignon, commerciale, super economico, superalcolico. Un killer a piccole dosi ma dall’effetto garantito. Il cicchetto non è più roba da montanari dei Paesi freddi. Il bicchierino di grappa, vodka, gin, cognac è roba per ragazzini. Che siano di Napoli o della provincia poco cambia. La miniera è decisamente d’oro per chi gestisce un bar. Lo sballo è assicurato per quelli che si divertono soltanto se c’è da abusare di qualche sostanza. Un euro, e a volte basta perfino meno. Certamente meno di una birra “grande” che in poco più di mezzo litro contiene una percentuale alcolica che raramente supera i sei gradi. In un cicchetto invece, di gradi ce ne sono anche più di quaranta. Ne bastano tre per sentirne gli effetti immediati nella testa e dare il via alla notte brava. In riva al mare del porto del Granatello di Portici come lungo il molo di Sorrento per esempio, fino al centro storico di Napoli, da via Chiaia a piazza Bellini. «Binge drinking», la bevuta compulsiva che con dosi da dodici grammi di alcol fa salire «La febbre del sabato sera». Cinque cicchetti, almeno: ecco il fenomeno importato dal Nord Europa, dove cominciano già a undici anni di età. Alcol vietato per legge ai minori, ma nessuno chiede i documenti. In fondo, le facce, l’abbigliamento, l’atteggiamento, non cambiano se invece di 17 anni se ne hanno 18 appena compiuti. E ciò che è peggio, nessuno sa cosa ci sia esattamente in quelle bottiglie da cui sgorga droga legale. L’effetto è immediato, il danno è infido e ha più facce. Il più fragoroso e impressionante, come l’incidente del venerdì o del sabato all’alba. È il più eclatante volto delle miscele micidiali somministrate nei bar. Sangue, dolore, innocenti vite spezzate sull’asfalto dopo bevute accessibili a moltissimi portafogli. Notti infinte da terminare al volante di auto concesse da genitori generosi, ma talvolta troppo potenti per inesperti neo patentati che perdendo il controllo di se stessi perdono anche quello della vettura. «Cattivi» e «bravi» ragazzi: l’alba è affidata al destino. Complice dell’ebbrezza poi, strade dissestate, segnaletica confusa e anche ambigua. Il giorno dopo è un giorno di lutto e di polemiche. Di richieste di controlli e di pene più severe. Fino alla prossima, allucinante carambola. Ma in agguato c’è un altro lutto. Silente, perfido e sempre più ricorrente. La morte del fegato già a vent’anni. «Se nei bicchierini ci sono bevande “tagliate” male tutto peggiora e di questo possono occuparsi tossicologi e carabinieri del Nas» dice Fulvio Calise, per oltre vent’anni direttore del Centro Trapianti di fegato dell’ospedale Cardarelli di Napoli e dal primo agosto responsabile del Centro per la chirurgia «epato - bilio - pancreatica» dell’ospedale Pineta Grande di Castel Volturno. «Ma il problema dell’alcol è proprio l’alcol. Il punto cruciale resta la quantità. Purtroppo - prosegue - la dose individuale per proteggersi da danni quasi sempre irreparabili non è quantificabile: c’è chi fuma quattro pacchetti di sigarette al giorno e non muore per questo, e chi non fuma ma resta ucciso da un cancro ai polmoni. Di certo sappiamo che negli ultimi due o tre anni, ci sono stati cinque o sei casi in cui abbiamo dovuto gettare via fegati donati perché danneggiati dall’alcol. E parliamo di persone morte intorno ai 25-30 anni di età. Se poi all’abuso di alcolici aggiungiamo l’uso di droghe, specialmente le sintetiche, la cirrosi epatica è una prospettiva generalmente certa. E di sicuro - aggiunge Calise - sappiamo che bastano due o tre superalcolici al giorno e per qualche mese, affinché si inneschi la patologia epatica: il cosiddetto fattore Nash». E allora? «Proprio perché ho visto organi giovani ma già distrutti, credo che i controlli debbano essere costanti e rigorosi - conclude l’epatologo - Abbiamo fatto tanto lavoro nelle scuole per spiegare a docenti e alunni quali sono i danni causati dall’abuso di alcol. A parlare non si perde mai tempo ma poi c’è il momento dei controlli e anche delle decisioni con interventi mirati per distributori e assuntori». E nelle sere della movida scatta la prevenzione dei carabinieri. A volte basta una «gazzella» per fermare gli abusi e anche i principi di risse a suon di provocazioni, coltelli, bottiglie di vetro rotte. A Napoli e in provincia al di là del pronto intervento del 113, c’è la prevenzione ma i minorenni hanno imparato l’escamotage. Prima di entrare in discoteca per esempio, per risparmiare e per non avere problemi, comprano bottiglie di superalcolici nei supermercati. Bevono fino a mezzanotte-l’una e poi vanno nei locali quando sono già strafatti. Il ritorno a casa è appunto un rebus. Nessuna conseguenza per i grandi magazzini che passano alla cassa bottiglie di rhum e succhi di frutta alla pera a ragazzini con la faccia ancora da bambini. I cicchetti supereconomici che nessuno esclude siano “tagliati” male e perciò ancora più dannosi? Di recente i carabinieri dei Nas hanno sequestrato intere partite di bottiglie di una nota marca di champagne: dentro c’era pessimo prosecco ad alta percentuale di metanolo. L’infido alcol colpisce dunque sulle brevi come sulle lunghe percorrenze. In agguato, come un nemico mortale. «Non ci si accorge dell’insorgenza di danni epatici - chiarisce Alfonso Lanza, dirigente della Divisione epatologia del Cardarelli, adesso gestita da Giovan Giuseppe Di Costanzo - È possibile rendersene conto soltanto facendo analisi specifiche di laboratorio. Le malattie epatiche non danno sintomi né segni clinici. Poi, in tanti si ricoverano già ammalati di cirrosi o pancreatite conclamata. Il male viene fuori lentamente: infatti, se un giovane che fa abuso di cockatil superalcolici si sottopone ad esami di laboratorio, all’inizio potrebbe avere risultati normali. Le anomalie agli enzimi si manifestano sulla lunga distanza». L’alcol è più dannoso della droga? «Non vedo la differenza - conclude Lanza - considerato che può causare danni al fegato, ma anche al cervello, con atrofia celebrali, neuropatie, difficoltà di deambulazione. Il problema è l’accumulo: un fegato danneggiato a vent’anni di età riserva una vita difficile e anche il trapianto non è cosa semplice. Chi si ricovera anche in gravi condizioni ma ha bevuto fino a pochi giorni prima, difficilmente otterrà un organo: il rischio che dopo l’intervento chirurgico si riattacchi alla bottiglia è infatti elevatissimo. E non si sprecano gli organi».