Esclusivo | Parla un testimone: «Ho visto la bimba di Anatolij sola sotto il fuoco dei banditi»

Esclusivo | Parla un testimone: «Ho visto la bimba di Anatolij sola sotto il fuoco dei banditi»
di Francesco Vastarella
Venerdì 4 Settembre 2015, 09:40 - Ultimo agg. 5 Settembre, 10:54
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«Ho preso io la bambina dal carrello mentre il padre ferito a morte lottava come un leone con quelle due belve feroci. I clienti in fuga l’avevano scaraventata fuori senza curarsi di lei. La bambina era sola, piangeva, gridava il nome del papà. Era sola, pensate. Per fortuna il carrello s’era bloccato tra due paletti fuori dal negozio. Altrimenti staremmo a piangere anche per lei. Un proiettile poteva ucciderla». Esce allo scoperto con un messaggio al Mattino su facebook uno dei testimoni della rapina a Castello di Cisterna. Si chiama Giovanni V., ha 32 anni, due figli, è disoccupato, abita poco distante dal supermercato Piccolo dove è stato ucciso Anatolij Korol sabato scorso. «Se mi chiamano - dice al telefono - sono pronto a raccontare tutto ai carabinieri, se lo ritengono utile. Date il mio numero di telefono se lo chiedono. Ho vissuto quei drammatici momenti».

Cominciamo dall’inizio. Lei dov’era?

«Avevo parcheggiato l’auto a qualche metro dall’ingresso del supermercato Piccolo.

Il parabrezza dell’auto in direzione delle casse, visibili dal sedile di guida. All’interno c’era mio fratello a fare la spesa».

Fin qui tutto normale. Poi che cosa è successo?

«Ho visto arrivare un motorino con due persone a bordo con caschi e volti non visibili. Erano vestite di nero. Eccoli, ho pensato. Maledizione, sono rapinatori. Dalla parte posteriore del sellino è sceso uno e si è avviato verso l’ingresso. Ha tirato fuori la pistola».

E lei non si è mosso?

«In questi casi non si sa mai se sia meglio agire o stare fermi. Perdonatemi, io sono stato fermo. Io non sono un eroe. Dentro c’era mio fratello».

Non si è sentito in dovere di intervenire, di chiamare soccorsi?

«È accaduto tutto così in fretta. Quello sul motorino poteva vedermi con il telefonino in mano. Mettetevi un attimo nei panni di chi vive quelle sequenze. Per nessuno sarà facile giudicare me e gli altri. Io so solo che se Anatolij non avesse eroicamente reagito a quest’ora le figlie avrebbero ancora il papà. Però in questo non dò giudizi. Forse noi siamo troppo assuefatti alla violenza e alla prepotenza: subiamo e stiamo zitti».

Dalla posizione della sua auto lei vedeva tutto.

«Sì. Il carrello del muratore ucraino era ormai oltre la cassa con dentro le buste e la bambina quando il rapinatore ha fatto irruzione. Stava completando il pagamento, presumo. Anche il rapinatore era lì, pistola in pugno, tra il carrello e lo sfortunato immigrato».

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