Arianna, unica donna fra 600 operai Enel. E' napoletana, si arrampica e lavora sui tralicci meglio dei maschi

Arianna, unica donna fra 600 operai Enel. E' napoletana, si arrampica e lavora sui tralicci meglio dei maschi
di Paolo Barbuto
Lunedì 22 Giugno 2015, 15:41 - Ultimo agg. 19:44
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Quando la incontri, minuta, sguardo dolce dietro gli occhiali tondi, unghie curate e modi affabili, pensi che quella ragazza non potrà mai avere a che fare con la corrente elettrica in bilico sui tralicci. È quel tipo di ragazza che ispira protezione, supponi, di quelle alle quali i maschi galanti si avvicinano e dicono: «Hai l’auto in panne? Sarà la batteria scarica. Ci penso io».

E invece Arianna Acri le batterie delle automobili potrebbe mangiarle a colazione perché lei con la corrente ci sa fare molto, ma molto, più di qualunque maschio galante in vena di acchiappanze: lei è l’unica operaia dell’Enel in un gruppo di seicento maschi, anzi sono 627 per la precisione. Più Arianna.

Per capirci sono quelle persone che mettono, materialmente, le mani sui cavi attraverso i quali arriva, a voltaggi impensabili, l’energia elettrica dentro le nostre case; sono quelli che intervengono, anche in piena, notte quando va via la corrente e noi siamo disperati, al buio, pensando alle fette di vitello nel congelatore.

Fino a qualche mese fa questo piccolo esercito era composto solo ed esclusivamente da uomini.

Poi un giorno è arrivata lei, e le cose sono cambiate, anzi no: «Per noi è esattamente come tutti gli altri», dicono i suoi colleghi e i suoi superiori, e lei conferma con un sorriso. Certo, hanno dovuto allestire uno spogliatoio femminile, ma è stato l’unico cambiamento necessario dopo l’avvento di Arianna nel mondo degli operai Enel «perché io sono esattamente come gli altri - dice serena - cerco di fare del mio meglio in ogni intervento». A dire la verità certe cose le fa anche meglio di molti operai maschi, ma questo particolare viene solo sussurrato altrimenti potrebbero aversene a male.

Ventisette anni, iscritta a Ingegneria Elettrica alla Federico II, nata e vissuta a Piscinola dove tutt’ora risiede. Una vita da ragazzina come tutte le altre solo che invece delle bambole lei si divertiva con i contatti elettrici. «Stranezze dell’età», pensava la mamma. Il papà non commentava perché «lui avrebbe voluto un figlio maschio e quella bambina che si cimentava con la corrente elettrica gli piaceva», Arianna ride mentre racconta. Non erano «stranezze dell’età», la mamma l’ha capito quando Arianna ha scelto le scuole superiori: «Diventerò perito industriale», disse una mattina. E andò ad iscriversi a un istituto superiore nel quale le ragazze si contavano sulle dita di una sola mano, preludio alla svolta lavorativa attuale.

Voti eccellenti a scuola, ma soprattutto l’incontro con Gennaro, suo attuale fidanzato. Poi il diploma da perito capotecnico industriale specializzato in elettronica e automazione, e subito il tentativo: un colloquio in Enel nel giugno del 2010. «Le faremo sapere», dissero alla fine delle selezioni rispedendola a casa, e Arianna pensò di aver fallito. Poi tre anni dopo è stata l’Enel a telefonarle: vuoi riprovarci? Il resto è storia d’oggi. Contratto da stagista nel 2013, poi passo successivo con l’apprendistato e, finalmente, quella meravigliosa tuta blu e arancione da indossare. A voi, lettori, sembrerà che questa enfasi sulla tuta da operaia sia esagerata e invece sappiate che, rispetto all’entusiasmo che mostra Arianna quando parla della sua «missione» con quella divisa addosso, l’enfasi del testo appare addirittura moderata.

Questa ragazza gentile e sorridente non vuole sentire ragioni: «Ho studiato per arrivare a questo e ne sono fiera». Non le importa se è circondata da un mondo di maschi, anzi il particolare la esalta; un po’ perché viene coccolata da tutti, un po’ perché si diverte a scoprire lo sguardo attonito quando gli altri si rendono conto che lei, piccolina e con le ciglia allungate dal rimmel, è capace di arrampicarsi su una scala, afferrare i cavi e scoprire qual è il guasto.

Vita da operaio come tutti gli altri, compresa la reperibilità che anche di notte ti porta in strada. Turni senza nessuna preferenza perché non sarebbe giusto fare differenze con il resto del gruppo. Al lavoro è esattamente come gli altri, ma la famiglia, le amiche del cuore, che ne pensano? I colleghi sostengono che il fidanzato è invidioso del lavoro che fa Arianna, ma lei smentisce con fermezza: «Ci vogliamo bene e siamo felici l’uno per i successi dell’altro». Invece le amiche... «Certo è strano tornare a casa con la tuta e il casco protettivo nel bagagliaio. Ma quando esco con gli amici torno ad essere una ragazza. Ovviamente non sarò mai come mia sorella, tutta gonne svolazzanti e tacchi alti. Io resto un tipo da jeans e sneakers ma non sono un maschiaccio».

A proposito, Arianna, quando può, si esibisce nel coro della parrocchia del Santissimo Salvatore di Piscinola. Dicono che anche a cantare sia bravissima; dicono pure che quando «salta» il microfono lei è capace di rimettere tutto a posto in un lampo, ma queste sono solo voci di quartiere: del resto una ragazza mica è capace di riparare l’impianto della chiesa... o no?

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