Chissà se qui è già arrivata la notizia della sua fuga.
Certamente quando sarà di dominio pubblico, in molti sussulteranno. Di rabbia, soprattutto quelli che la chiamano assassina, seguita da altri termini dispregiativi. Di compiacimento, perché soprattutto tra le schiere dei suoi ammiratori e corteggiatori nessuno l’ha dimenticata. Di morbosità. Tra i centomila e più contatti su YouTube sul filmato tv di «Storie Maledette», dove Rosa Della Corte si racconta come un re nudo della sua sessualità, dichiarandosi bisessuale e ammettendo tutte le avventure con altri uomini, c’è da giurare che la metà dei click sono di queste parti. La storia maledetta di Rosa inizia la mattina del 4 aprile del 2003. Al 113 viene segnalato un uomo privo di sensi steso sul sedile di una Y10, chiusa dall’interno, posteggiata rasente un muro di cinta di un deposito, in una traversa cieca di via Falcone e Borsellino.
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