La morte di Fortuna, testimoni di nuovo interrogati

La morte di Fortuna, testimoni di nuovo interrogati
di ​Marco Di Caterino
Mercoledì 22 Ottobre 2014, 17:24 - Ultimo agg. 17:25
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Caivano. Saranno riascoltati uno per uno i testimoni nell’ambito delle indagini sull’omicidio e i gravi abusi subiti da Fortuna Loffredo, la bimba di sei anni, precipitata sul selciato del cortile dell’isolato 3 delle palazzine popolari Iacp del parco Verde, la mattina del ventiquattro giugno scorso, morta senza riprendere più conoscenza, poco dopo il ricovero in ospedale.



Un tragico replay ad un anno di distanza dalla tragica fine di Antonio Giglio, tre anni, morto dopo essere precipitato nel vuoto da una finestra della sua abitazione, all’ottavo piano dello stesso isolato 3. Per quanto riguarda Fortuna, passato il clamore e il raccapriccio, suscitati dai risultati dell’autopsia, che hanno confermato gli abusi sessuali cronici (ripetuti nel tempo) subiti dalla bambina in un arco temporale che va da quindici giorni e fino a due-tre mesi prima della sua morte, gli inquirenti hanno deciso di riascoltare di nuovo tutte le persone – undici - già interrogate immediatamente dopo la morte della piccola e anche quelle sentite nei giorni successivi. Un lavoro di cernita e di affinamento investigativo, oltre che di verifiche incrociate, tra quanto dichiarato dai testi e da quello che è poi emerso nel corso delle indagini.



Che restano difficili. E complicate. Avvolte da un inaspettato muro di omertà, nonostante l’omicidio e gli abusi subiti dalla ragazzina. Il sospetto degli inquirenti è che in questo quartiere, e non solo per l’Isolato 3, agisca una rete di insospettabili pedofili, per i quali l’omicidio di Fortuna, costituirebbe una sorta di danno collaterale che ancora si tenta di coprire con una accorta regia per depistare le indagini. E fino ad oggi sono caduti nel vuoto più assoluto e desolante gli appelli della famiglia e quello degli stessi investigatori a quanti con il loro silenzio diventano complici dell’assassino e dell’orco che si sono portati via la vita e l’infanzia di una bimba di appena sei anni. Intanto è iniziato l’esame dei disegni della piccola, sia quelli fatti a scuola che quelli del centro medico di Aversa dove «Chicca» seguiva una terapia con una logopedista.



Da uno dei disegni della piccola Fortuna Loffredo emergono «paura di crescere e voglia di sentirsi protetti». Il disegno, una figura femminile priva dei piedi, che reca «cancellature superflue», «comunica la necessità di difendersi da un pericolo nell'ambiente». Questi alcuni dei rilievi del perito nominato dalla difesa della famiglia di Fortuna, la grafologa Sara Cordella. L'esperto ha esaminato per incarico dei legali Angelo e Sergio Pisani i disegni della bambina. Inoltre, la notizia che un frammento di Dna sarebbe stato individuato negli abiti indossati dalla bimba al momento dell’omicidio non è stata confermata, ma nemmeno smentita, dalla Procura di Napoli Nord.



E questa potrebbe davvero essere il punto di svolta dell’intera vicenda. Che ieri ha fatto registrare una giornata durissima per Mimma Guardato, la mamma della vittima. «Ho letto su un sito di informazioni, che mia figlia sarebbe finita al centro di un giro di prostituzione minorile a pagamento. Niente di più falso! Siamo al fango, che sembra non avere argini. Io combatto ogni giorno con la disperazione più nera perché io sono viva e mia figlia è morta. Ho avuto una vita complicata, ma questo non mi ha mai impedito di seguire ogni istante i miei figli.



Mi spiegate come Fortuna, che al massimo stava fuori casa solo per dieci minuti, a finire in un giro di prostituzione? E la mia non è una difesa vana. Chiedete alla maestre della scuola frequentata da Chicca, e da tutti in questo palazzo. Sono stata sempre l’ombra dei miei bambini». «Un fatto gravissimo», tuona l’avvocato Gennaro Razzini, legale della mamma, che aggiunge: «Ho inviato alle agenzie di stampa una protesta per quanto era stato divulgato, che a questo punto delle indagini risulta totalmente inventato di sana pianta. Evidentemente, la minaccia di procedere contro i responsabili della falsa notizia, ha fatto si che, nelle prime ore del pomeriggio quella notizia venisse in qualche modo rettificata e riportata alla realtà più stretta».