Perché? - insiste la ragazza - cosa te lo impedisce? «Ma li leggi i giornali? Fai una cosa, vai in internet e clicca via Oronzio Costa, così capisci anche tu. Basta un secondo che mi affaccio e rischio di prendere una botta dietro la schiena: «Leggiti le interviste, vedi i palazzi, lo vedi l’omicidio Sibillo? Ecco, questo è il posto dove sei venuta tu l’altra volta, ci stanno troppe tarantelle, hai capito perché non posso? Hai capito perché non scendo e non mi affaccio neanche?». Ed è anche grazie a queste frasi, oltre agli esami della scientifica, che è possibile ricostruire alcuni episodi di cronaca che hanno scandito la faida degli ultimi mesi. Agli atti finisce infatti la ricostruzione di alcuni delitti consumati in via Costa. È il 2 luglio scorso, quando viene ucciso Emanuele Sibillo, il presunto reggente del cartello Amirante-Brunetti-Giuliano-Sibillo, che era sfuggito una settimana prima alla maxiretata di giugno. Latitante, non si era perso d’animo. Anzi: era andato a sparare, assieme al suo gruppo, in via Costa, nel tentativo di mostrare i muscoli e dimostrare che il suo ruolo di boss non usciva indebolito dagli arresti. Spara, si fa spalleggiare da complici, ma viene raggiunto da un proiettile alla schiena. Fine di un emergente, in sella resta il fratello latitante Pasquale Sibillo. Stesso trattamento che era stato riservato a tre minori, era il 29 giugno scorso: sono legati ai Sibillo, sono quelli della paranza dei bimbi, non hanno ancora 18 anni, vanno a sparare in via Costa. E vengono feriti, raggiunti da colpi esplosi dai balconi di quella strada ribattezzata via della morte.
Una lunga scia di sangue, indagini che sembrano fare chiarezza su uno dei delitti più amari consumato a Napoli negli ultimi anni. È l’omicidio di Luigi Galletta, un meccanico incensurato, vittima di un pestaggio e di un agguato camorristico, consumato nell’arco di pochi giorni.
Secondo la Dda di Napoli, si tratta di una vittima «innocente», vale a dire estranea alle dinamiche di camorra. Viene ucciso - forse - per il suo legame di parentela con Luigi Criscuolo, uno dei presunti esponenti del gruppo di «capelloni» scompaginato all’alba di ieri. Viene ucciso il 31 luglio, il meccanico di Forcella, pochi giorni prima era stato interrogato e picchiato a sangue. In azione, secondo la Procura, quelli dei Sibillo, probabilmente interessati a conoscere il covo del cugino.