Castello di Cisterna, morto da eroe. Il proprietario del supermarket: «La sua famiglia ora è anche mia»

Castello di Cisterna, morto da eroe. Il proprietario del supermarket: «La sua famiglia ora è anche mia»
di Daniela Spadaro
Lunedì 31 Agosto 2015, 08:51 - Ultimo agg. 12:22
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«Onoreremo in ogni modo il coraggio di un uomo perbene che si è opposto alla prepotenza». È addolorato Michele Piccolo, il titolare della catena di supermercati che conta 500 dipendenti, tra cui la sede di via Selva a Castello di Cisterna dove è stato ucciso sabato sera Anatoliy Korol. «La famiglia di Anatoliy ora è anche la mia», ripete l’imprenditore.







Ha incontrato la moglie?

«Sono stato a casa loro, ho fatto in modo che non dovessero preoccuparsi di generi di prima necessità e di quanto potesse servire. Ho poi voluto, per scelta, che il punto vendita di Cisterna restasse chiuso in segno di rispetto per il dolore dei familiari e, dinanzi all’ingresso, tra i fiori che si stanno accumulando per ricordare lui e il suo gesto, c’è anche una nostra corona e un manifesto listato a lutto».



È vero che ha dato disposizione a tutti i suoi dipendenti di non reagire mai alle rapine?

«Assolutamente vero, tutti sanno che in casi simili devono aprire le casse e alzare le mani, stando ben attenti a non fare alcun gesto che possa provocare una reazione dei rapinatori. Del resto il povero Korol è morto per poco più di mille euro che i suoi assassini non sono poi nemmeno riusciti a portare via. Sono rimasti lì, sul pavimento. Vede, noi abbiamo un sistema di casseforti continue, ciascuna è tarata su 300 euro. Man mano che i soldi vengono immessi, si accreditano automaticamente su conto corrente bancario».



Anatoliy Korol è morto da eroe per evitare una rapina in uno dei suoi punti vendita.

«Ho pensato che il forte senso della giustizia di questo giovane non gli abbia consentito di assistere supinamente. Credo sia stato puro istinto di una persona perbene che non poteva accettare la prepotenza. Lui invece ha agito, istintivamente, da eroe».



Aiuterà la sua famiglia?

«Lo considero un onore e un dovere, la signora Nadia lavora ma questo non può certo bastare a portare avanti una famiglia, con una bimba piccola e un’altra ragazza che studia. Sono a loro completa disposizione, per qualunque supporto ritengano necessario affinché le figlie possano studiare così come avrebbe voluto il papà. Mi piacerebbe ricordare questo giovane con un gesto che resti a imperitura memoria, credo debba essere proposto per una medaglia al valore civile».