Castello di Cisterna, ucciso per sventare la rapina: il motorino l'unica traccia dei banditi

Castello di Cisterna, ucciso per sventare la rapina: il motorino l'unica traccia dei banditi
di Lucia Allocca
Lunedì 31 Agosto 2015, 08:50 - Ultimo agg. 13:58
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Castello di Cisterna. Un motorino rubato a Pomigliano e trovato ieri sera bruciato nelle campagne di Brusciano. La targa e le tracce lasciate sulle telecamere installate lungo il percorso verso via Selva dove c’è il supermarket. Poco, per ora. Ma mettendo insieme tassello dopo tassello, i carabinieri sperano di riuscire ad arrivare ai responsabili dell’efferato omicidio costato la vita ad Anatoliy Korol, sabato sera, per essersi opposto alla rapina. Ricerche serrate, complesse, con un lavoro di intelligence ma anche con un particolare impegno di nuove tecnologie.

Senza trascurare i mezzi tradizionali come interrogatori e perquisizioni.

Per tutta la notte tra sabato e domenica i militari hanno lavorato senza sosta, coordinati dalla Procura della Repubblica di Nola. In prima linea i militari del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Castello di Cisterna (con il tenente Davide Sessa). Gli investigatori hanno battuto ogni angolo dell'hinterland, andando ben oltre i confini dell'area vesuviana, passando a setaccio abitazioni, luoghi e quartieri frequentati da noti pregiudicati alla ricerca di un qualsiasi dettaglio. Pochissimi infatti, al momento gli indizi in possesso degli inquirenti, ottenuti visionando di continuo le immagini riprese dalle telecamere di videosorveglianza posizionate all'interno ed all'esterno del market. Nessun volto, abilmente celato da maschere e cashi integrali, nessuna impronta digitale, a causa dei guanti indossati dai rapinatori assassini, ma solo una targa. Una serie di lettere e numeri che purtroppo hanno rivelato ciò che per i militari era già una certezza: uno scooter, un Honda sh rubato a Pomigliano il 7 agosto.

Poi un'arma. Una pistola a tamburo calibro 38, come emerso da una delle ogive rinvenute sul luogo del delitto al momento dei rilievi. Null'altro. Ma si prosegue senza sosta e non si esclude alcuna pista. Fra le numerose ipotesi al vaglio degli investigatori, infatti, anche quella di una coppia di rapinatori seriali, già responsabili di altri colpi messi a segno nel circondario con analoghe, ma meno tragiche, modalità. Un elemento che potrebbe certamente aiutare gli inquirenti a stringere il cerchio. Tuttavia al momento tutto resta nel massimo riserbo per non compromettere il prosieguo delle indagini. L'atroce delitto si è consumato sabato sera, all'interno dei supermercati Piccolo, a ridosso del popolare quartiere della Cisternina, dove Anatoliy, insieme con la figlioletta di un anno e mezzo, era andato a fare la spesa. Aveva da poco terminato e si era avviato verso l'uscita ma, alla vista dei due rapinatori, dopo aver messo al riparo la piccola seduta nel carrello, è tornato sui suoi passi affrontando i malviventi.

Ne è nata una violenta colluttazione in cui, per qualche istante, l'ucraino ha avuto la meglio riuscendo a bloccarne uno. Poi la tragedia. Il complice, libero e armato, gli ha puntato contro la pistola e ha esploso due colpi che hanno raggiunto Anatoliy alla gamba destra e alla milza, poi con estrema freddezza due colpi alla nuca con una penna e non con un coltello come si era pensato in un primo momento. Hanno lasciato cadere la borsa con il magro bottino, 300 euro, e si sono dileguati sparendo nel nulla tra le strade che costeggiano i casermoni della Cisternina. Anatoliy Korol, papà eroe, sacrificatosi in terra straniera che lo aveva accolto da anni, è rimasto lì, riverso a terra in una pozza di sangue. Il personale, sotto choc, ha tentato di rianimarlo, ma nulla da fare. È spirato poco dopo.